
Elvio Diversi, meglio conosciuto come ‘Ducetto’ per i suoi trascorsi nella vita politica (era iscritto al Partito Comunista) e amministrativa locale (è stato per 21 anni primo cittadino di Rio Marina), è morto nelle prime ore di ieri mattina all’ospedale di Portoferraio. Aveva compiuto 91 anni e da una vita si era dedicato anima e corpo a gestire la ‘cosa pubblica’. Aveva mosso i primi passi in occasione del secondo mandato amministrativo (1967-1972) dell’onorevole Erisia Gennai Tonietti, nativa di Rio Marina ed eletta deputato nelle file della Dc (rimarrà in Parlamento fino al 1968). Elvio Diversi è stato capogruppo di minoranza, durante la reggenza Tonietti. Ma da quella esperienza ne trasse insegnamento, perché fu proprio lui a succedere all’onorevole. Resterà in carica, come primo cittadino, fino al 7 giugno 1993, quando lascerà il posto a Roberto Antonini. Appartiene, Elvio Diversi, a quella classe amministrativa che resta alla guida del comune per 20 anni circa, come appunto l’onorevole Tonietti oppure Nello Bonanno a Marciana Marina. E oggi Maurizio Papi a Porto Azzurro. Militante nel Pci, poi nel Pds. È in questo periodo che viene eletto presidente della Comunità montana dell’Elba e Capraia, restando in carica per tre anni. Poi, a poco a poco, la parabola discendente. Uscì dal partito democratico per costituire un gruppo autonomo, senza molta fortuna. Fino ad assumere la scelta definitiva di abbandonare la politica e dedicarsi all’orto e all’allevamento degli animali domestici nel podere di Capo Pero. Uomo di ‘coffa’ come lui stesso si definiva, prima di essere uomo politico, intendendo per coffa la sua provenienza di cavatore nelle miniere di ferro di questo versante. Era con questo recipiente che era trasferito il minerale sui vagoni per l’imbarco. Aveva già una carica come assessore alle finanze, quando mise tasse maggiorate a chi guadagnava di più, sgravando le classi più povere. Pagò cara una simile mossa. I sorveglianti lo ripagarono, affibbiandogli un lavoro più massacrante e duro. Fu in quel periodo che si realizzò una specie di simbiosi fra lui e le miniere, le cave e i lavoratori. Capì che quella sarebbe stata la sua strada. Gli anni compresi tra il ‘70 e gli ‘80 sono decisivi per le sorti delle miniere elbane. Lo vediamo battersi contro la cessazione dell’attività estrattiva di questo versante che significava, disoccupazione ed emigrazione di giovani in continente. Fino all’occupazione del porto di Portoferraio nel 1982 con i camion, moto-pale, caterpillar e l’interruzione dei collegamenti marittimi. Fu inquisito con altri sindacalisti e capi facinorosi, finendo in tribunale a Livorno, dove alla fine fu assolto. Le sorti delle miniere elbane erano segnate. Lui stesso a ricordarlo in un video: “Quando fui avvicinato fa Giorgio Napolitano – ricostruisce così la scena – che era capogruppo parlamentare, mi disse: ‘Ma voi Elbani avete un mare così bello’, capii a quel punto che la partita era chiusa”. Difatti, da lì a poco le miniere avrebbero cessato la loro attività secolare. Si chiudeva un capitolo fondamentale della storia elbana. Ed Elvio Diversi ne prese atto. La sua salma resterà ancora esposta nella sola mortuaria dell’ospedale, in attesa che la famiglia decida il giorno del suo funerale che avrà luogo a Rio Marina, con rito civile. “Anche se la nuova amministrazione non si è ancora insediata – ha concluso Fabrizio Antonini – ci auguriamo di vedere esposto il labaro abbrunato del Comune”.


