Arte, ricordando Piero Guccione

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Il maestro Piero Guccione – scomparso cinque anni fa, il 6 ottobre del 2018 – non ha lasciato in eredità solo la sua visione, il senso di profondità, la prospettiva di luce, i suoi movimenti dolci dettati dall’amore per la Sicilia, riversati tutti sulle opere che oggi rappresentano un patrimonio, una memoria da preservare. Perché Piero Guccione, che del Gruppo di Scicli fu anima e fautore insieme, ha riposto la sua forza contemplativa anche sui lavori di altri artisti, a lui vicini o da lui stimati, racchiusi tutti nella collezione privata che – soprattutto nell’ultima fase della sua vita – lo accompagnò nella casa-studio di Quartarella (Modica, Ragusa).
«Guccione negli anni Sessanta ottenne una cattedra all’Accademia di Belle Arti di Roma e visse nella capitale fino al 1979 – spiega il critico d’arte Giacomo La Rosa, fondatore della casa d’arte Art La Rosa – e lì ebbe modo di conoscere e frequentare diversi artisti italiani: tra i quali Ugo Attardi, Renato Guttuso e Renzo Vespignani. Lavorò, inoltre, presso la Galleria d’Arte “Il Gabbiano” dove in quegli anni esposero tutti i più “grandi”. Da questa rete di amici e colleghi nasce la sua collezione privata, una vera e propria sintesi di arte figurativa e astratta del secondo Dopoguerra italiano. A questo si aggiungono le opere dei colleghi del “Gruppo di Scicli”, conosciuti anche grazie al “Movimento Culturale Vitaliano Brancati di Scicli” che con lui condividevano il desiderio di riscoprire e valorizzare quel territorio ricco di contraddizioni, attraverso nuova visione artistica votata alla libertà e al contatto con la terra madre».
Da Ruggero Savinio (nipote di Giorgio De Chirico) a Valerio Adami (artista figurativo bolognese), Hans Bellmer (pittore, scultore, fotografo e illustratore polacco vissuto in Germania), passando per Carmelo Candiano, Giuseppe Colombo, Giovanni La Cognata, Franco Polizzi, Giuseppe Puglisi, Franco Sarnari, Piero Zuccaro (Gruppo di Scicli), Alberto Gianquinto, Mario Schifano, Afro, Romano Notari, Franco Francese, Franco Battiato, Sergio Vacchi e Alberto Ziveri.
«La sensibilità di Guccione – conclude Giacomo La Rosa – può essere letta anche attraverso le opere dei suoi “amici”, che lo circondarono fino alla morte, a 83 anni. Nel suo “eremo di campagna” – così lo descriveva Gesualdo Bufalino – c’era questa splendida collezione di opere, che faceva parte integrante dell’arredamento della sua casa-studio. Un tesoro che sarà in asta il 4 novembre su artlarosa.com con oltre 150 opere, tra oli, grafiche e pastelli – alcuni anche dedicati al Maestro – per raccontare il Novecento e tutte le sue molteplici sfumature».
Il ricavato della vendita sarà destinato a coprire parte dei costi di ristrutturazione degli studi del Maestro a Quartarella, attualmente in corso di realizzazione.

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