Il meeting sui diritti umani diventa europeo, posti in piedi al Mandelaforum

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Il meeting sui diritti umani toscano, il diciottesimo, inizia con un doppio inno: quello di Mameli e l’inno alla Gioia, cantato dai ragazzi e suonato dalla storica band della kermesse i “Canti erranti”. Inizia in un palazzetto dello sport, il Palamandela di Firenze, strapieno e gremito come non mai, in platea e sugli spalti: quasi diecimila ragazzi delle scuole superiori partiti di prima mattina da tutte e dieci le province toscane, posti a sedere tutti esauriti – già alle 10.45, quando alla stazione di Campo di Marte scendevano gli ultimi mille e duecento ragazzi -, altri in piedi o accomodati sui gradini.

Italia e Europa. E non per caso. Il meeting dei diritti umani della Toscana, dedicato quest’anno alla pace che si costruisce anche sullo sviluppo sostenibile, diventa infatti europeo, finanziato dall’Unione europea. A gennaio il format sarà esportato in Normandia e in Istria e dal 2015 si svolgerà in contemporanea nei tre paesi. Con ragazzi italiani che andranno in Francia – come alcuni studenti della della V D del liceo artistico Virgilio di Empoli o della IV B del Ceccherelli di Piombino, primi e secondi nel concorso bandito tra le scuole con i loro collage di video che sfilano sul grande schermo -, con ragazzi francesi che andranno in Croazia e croati, presenti stamani assieme ad un rappresentante della Normandia, in Italia.

Un motivo di orgoglio la dimensione europea assunta dal meeting, ma anche un modo per riaffermare qualcosa che dovrebbe essere scontato: ovvero che in un mondo globallizato, la sostenibilità prima di tutto è un obiettivo che per essere centrato ha bisogno di una dimensione globale.

Da Papa Francesco a Toro Seduto
Lo scrivono anche i ragazzi, sui lenzuoli colorati stesi dalla balaustre che diventano nuvole di pensieri. Citano papa Francesco: “Dio perdona sempre, l’uomo in parte e la Natura mai”. Usano le parole di Toro Seduto, il capo indiano che ci ricorda che il cattivo uso delle risorse naturali non è un’invenzione del Novecento. “Solo quando l’ultimo albero sarà abbattuto e l’ultimo animale ucciso si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato in campo” diceva il capo dei Sioux. Hanno anche qualche soluzione. “Se io sono me più il mio ambiente, la condivisione è l’unica via di uscita”. Condivisione con gli altri e con il futuro, anche.

Una poesia per tutti
Arrivano sul palco i presentatori, introdotti dal padrone di casa Massimo Gramigni: lo storico ‘maestro’ e cantante Roberto Vecchioni, da quattro anni amico del meeting, e la new entry Camilla Raznovich, conduttrice sulla Rai della nuova edizione de “Alla falde del Kilimangiaro” ed altri programmi. C’è spazio anche per per la poesia, quella eterna e senza confini: una parentesi suggestiva, con Vecchioni che intona Pablo Neruda in un palazzetto al buio illuminato da migliaia di piccole luci. Un canto alla pace e una parola per tutti, un inno all’amore per il grano e i morti del Vajont, e una speranza: “che il sangue non torni ad inzuppare il pane”. Poi, sulle note anch’esse senza tempo di “Blowing in the wind” di Bob Dylan, il meeting ha inizio.

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