Sani interviene su tagli sgravi fiscali per tecnologie ambientali

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Grosseto – «I fatti di questi giorni – dichiara Luca Sani – danno ragione a quanto il Partito democratico aveva detto per tempo. La “social card” è un esempio malriuscito ed umiliante di elemosina di Stato, che otre tutto si è rivelata un clamoroso fallimento sotto il profilo gestionale.
Un modo inaccettabile di sostenere pensionati e famiglie a basso reddito, che è figlio di quel “welfare caritatevole” ideato dai Neocon americani, ed importato con il consueto acritico ritardo politico-culturale dal ministro Tremonti.
Consegnare una carta di credito priva della copertura bancaria, come sta succedendo in questi giorni a migliaia di cittadini, ed esporli all’umiliazione del blocco della carta perché il sistema informatico non è in grado di erogare il credito residuo nel caso in cui lo scontrino alla cassa superi la disponibilità della social card, è una beffa che si aggiunge al danno. Così come è stato davvero imbarazzante il gesto del ministro Matteoli, che ha mandato un consigliere comunale ad offrire in elemosina alla signora Rosa De Pirro di Porto Santo Stefano i 120 euro che non ha trovato nella social card inviatagli dal ministero delle Finanze.
Non è infatti con l’elemosina che si affronta un’emergenza sociale. Contrastare l’impoverimento di ampie fasce di popolazione è una scelta giusta, ma invece di ricorrere alla “tessera di povertà” da esibire alla cassa del supermercato, si sarebbe dovuto puntare, come ha sempre sostenuto il Pd, su sgravi fiscali e bonus da erogare direttamente con la pensione. Oltretutto, si sono anche spesi in modo improprio soldi pubblici per mettere in piedi un circuito di pagamenti tipo bancomat – gestito da una società privata – che ha subito dimostrato di non funzionare.
Questo approccio “caritatevole” alla crisi economica è quanto di più deleterio e inefficace si poteva mettere in campo, e purtroppo fa il paio con il ritardo con cui è si stanno definendo i contenuti della manovra anti crisi e la modifica del sistema degli ammortizzatori sociali.
A tutto questo si aggiunge il fatto che il Governo ha tagliato del 30% il Fondo sociale nazionale, dando un colpo di grazia al sistema di welfare locale erogato dai Comuni, che già si trovavano in difficoltà enormi di bilancio per il mancato rimborso da parte dello Stato del gettito dell’Ici.
L’insostenibile leggerezza con la quale si stanno affrontando le drammatiche conseguenze sociali della crisi economica, ha dal punto di vista politico un chiaro responsabile nel ministro Giulio Tremonti. Dal 2001 al 2006, quando c’erano le condizioni per un rientro del debito pubblico, ha fatto esplodere il deficit. Oggi che è necessario espandere la spesa pubblica in chiave anticiclica, come fanno in tutto il mondo, si atteggia invece a custode dell’ortodossia dell’equilibrio di bilancio e tenta di arginare l’impatto sociale della crisi con la carità pubblica. Dimostrando ancora una volta di essere un dilettante allo sbaraglio».

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