Rallenta in Italia nel 2014 il calo degli infortuni e delle morti sul lavoro

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Londra – “Rallenta in Italia nel 2014 il calo degli infortuni e delle morti sul lavoro registrato nel 2013 e per le donne lavoratrici l’aggravamento è doppio rispetto agli uomini e se il 2,5% del calo infortunistico è imputabile alla crisi economica e alla riduzione del monte ore lavorate è al Centro-Sud più che al Nord che l’andamento peggiora”. È questa l’amara constatazione del Presidente nazionale ANMIL Franco Bettoni su un tema che non manca ogni giorno di farci riflettere e offre occasione per comprendere in cosa dobbiamo cambiare valutando quanto emerge dall’Open Data dell’INAIL, che mostra come nel periodo 1° gennaio – 31 ottobre 2014 si siano verificati ben 549.000 infortuni con un calo solo di 27.000 unità rispetto ai 576.000 dello stesso periodo dell’anno precedente.
“Certamente – afferma Bettoni – dobbiamo offrire più formazione qualificata ai lavoratori italiani, per far crescere dal basso una cultura della prevenzione che è contraddetta quotidianamente dalla diffusa mancanza di lavoro con contratto regolare”.
I maschi lavoratori hanno fatto registrare una riduzione di infortuni del 5,6%, pari esattamente al doppio di quella femminile che è stata del 2,8%. A livello territoriale il calo è risultato più accentuato nel Nord Est (-5,5%) e Nord Ovest (-4,7%), mentre nel Centro, Sud e Isole i valori sono inferiori alla media nazionale.
“Eppure la crisi economica avrebbe dovuto migliorare l’andamento infortunistico – commenta il presidente Bettoni – visto che si è ridotto in misura significativa il monte ore lavorate e di conseguenza l’esposizione al rischio di infortunio”.
Infatti i settori che hanno patito di più la crisi sono quelli in cui gli infortuni sono diminuiti di più: le Costruzioni (-19%), i Trasporti (-8,0%), la Metallurgia (-7,3%), la Metalmeccanica (-9,9%) e l’Industria manifatturiera in genere (-7,7). E sebbene si tratti di dati non consolidati nei primi dieci mesi del 2014 i morti sul lavoro sono stati 833 rispetto agli 893 casi del 2013 (consolidati). Va segnalato che il calo dei decessi risulta più accentuato tra gli infortuni “in itinere” (-12,4%) rispetto a quelli “in occasione di lavoro” (-4,7%) e il calo ha interessato in misura molto maggiore la componente femminile (-16,7%) rispetto a quella maschile (-5,7%).
“Ora occorre che il Governo si impegni nelle politiche della sicurezza sul lavoro, della prevenzione e della tutela per infortunati e superstiti delle vittime, potenziando e non semplificando le attività ispettive e di vigilanza – commenta il Presidente dell’ANMIL – mentre continua ad essere ancora incompleta l’attuazione del Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro (D.lgs. 81/2008) del quale più di venti provvedimenti attuativi attendono una firma”
“Allo stesso tempo chiediamo fortemente che venga rimessa mano completamente e in modo organico alla normativa sull’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro assolutamente inadeguata – aggiunge il Presidente dell’Associazione che rappresenta oltre 800.000 vittime del lavoro di cui 400.000 iscritte ad essa – la quale è regolata ancora da un Testo Unico risalente al 1965 che compie mezzo secolo proprio quest’anno e continua a non tenere conto dei cambiamenti sociali intervenuti nei cinquant’anni trascorsi dalla sua prima entrata in vigore”.
“All’indomani dell’approvazione del Jobs Act – conclude Franco Bettoni – vi è dunque l’auspicio che le deleghe per la semplificazione e la razionalizzazione della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro, in esso contenute, possano essere l’occasione per aggiornare il quadro ormai anacronistico in tema di assicurazione per malattie professionali e infortuni nonché per completare l’attuazione del Testo Unico del 2008 in quanto, proprio quest’ultimo, ha fatto della sicurezza non già un obbligo a ‘tutele crescenti’ ma una previsione di una più ampia garanzia di tutele ‘costanti e trasversali’ comuni a tutti i lavoratori, a prescindere dalle condizioni soggettive e dalla tipologia di contratto attraverso cui viene resa la prestazione di lavoro”.

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