L’informazione da riformare o da ripristinare

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   Ancora e sempre l’informazione. Gli Italiani hanno diritto o no di essere informati su quanto sta accadendo nel mondo? Certo che sì. Informati, appunto. Che non vuole dire, però, plagiati. Né tantomeno guidati, come fa il pastore con le sue pecorelle. Il senso del vivere civile consiste anche in questo (se non soprattutto): farsi un’opinione su quanto sta avvenendo e quindi stabilire e decidere se quella determinata cosa è una “buona cosa” oppure “cattiva”. Non c’è bisogno di nessun maestro che decida per loro. Perché ognuno è libero di pensarla come vuole, purché la sua libertà non entri in conflitto con quella degli altri.

Libertà. Che è anche il punto che ha toccato papa Benedetto XVI nella sua prima conferenza concessa ai giornalisti mentre era in volo verso la Polonia, cuore dell’Europa. Ma c’è un’altra parola su cui ha posto l’attenzione il vescovo di Roma: informazione. Che deve essere corretta, responsabile, esauriente nelle sue parti.

E, immancabilmente, mi è venuto da pensare a quello che sta accadendo attualmente in Italia con l’ultimo provvedimento intentato dal governo nei confronti di Anno Zero, la trasmissione di Santoro e dei dirigenti della Rai chiamati a un’ istruttoria che consente di chiedere in qualsiasi momento informazioni, dati e documenti utili quando sono resi opportuni. O quando si supera la decenza. Decenza che pare sia stata superata dall’ultima trasmissione televisiva di Santoro su Rai Due, con espliciti riferimenti alla vita privata del premier Berlusconi.

Ma c’è di più. Stamani abbiamo letto dal “Giornale” l’iniziativa della Santanchè che si fa paladina presso il pubblico per promuovere una “disubbidienza civile” che consiste nel non pagare il canone televisivo: “Perché con i miei soldi devono pagare Santoro?” si domanda. Niente soldi, niente Santoro: l’equazione è dunque fatta.

L’ennesima constatazione del fatto che bisogna fare qualcosa a proposito dell’informazione. E’ una lunga querelle che si trascina da tempo e che nessuno, sia di destra sia di sinistra, ancora se la sente di calmierare i toni e cominciare a ragionare in termini politici. Perché se si dà la stura a queste argomentazioni, il pubblico può trarre conclusioni che l’opposizione non ha altri argomenti per attaccare chi governa se non quelli di spiare sotto le coperte i governanti.

   Ma stiamo attenti anche alle esasperazioni o alle dietrologie tout court. Come ha fatto recentemente il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta: “Mentre il governo lavorava per far uscire il Paese da questa grave crisi economica c’è chi ha pensato solo a come far cadere il governo e mi riferisco alle elite o presunte elite della rendita finanziaria, della cattiva finanza, della cattiva editoria. E per la povera sinistra che si fa usare propongo una lotta di liberazione, per questi compagni della sinistra che devono liberarsi da questo abbraccio mortale. A loro dico: attenti, perché vi usano come un taxi. Tornate quindi alla vostra lotta, alle vostre battaglie politiche, ai vostri ideali veri. Questo appello lo faccio alla sinistra per bene, mentre alla sinistra per male dico: vadano pure a morire ammazzati”. Lo ha gridato ai microfoni di Cortina d’Ampezzo nel corso del convegno Pdl. E ancora: “Ci sono elites irresponsabili che stanno preparando un vero e proprio colpo di Stato”. La notte della Repubblica sembra che non sia acora passata e che duri ancora. Affermazioni gravi che inducono a far pensare che la gestione della “cosa pubblica” non fa più riferimento al popolo (dichiarato dalla costituzione “sovrano”), ma da gruppi di “scalatori” che, spinti dal denaro, vogliono mettere le mani sullo Stato, per diventare i Principi della finanza a pieno titolo. Sapendo che una volta divenuti tali, cala un velo sulle loro precedenti performance (buone o cattive che siano state) che hanno permesso loro di arrivare dove sono arrivati.

E in tutto questo il popolo dove sta? Prendiamo l’esempio dalla Germania. Oggi, circa 6,2 milioni di elettori tedeschi sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo Bundestag, il loro Parlamento. Ecco: il popolo sovrano delle proprie scelte e delle proprie libertà. Con tutta probabilità assisteremo a un’affermazione dell’Unione cristiano democratica, il partito della cancelliera Angela Merkel. Ma, comunque sarà il responso, oggi vedremo un atto democratico vissuto in piena libertà: un popolo si sceglie i propri governanti. La stessa libertà che deve sorreggere il desiderio di “verità” di ogni singolo cittadino del nostro Paese, senza strumtalizzazione, senza proclami, senza richiami alle guerre sante, ma attraverso il contradditorio della moder na retorica che porta gli individui a confrontarsi serenamente attorno alle proprie opinioni. E mi viene in mente una notizia che stamani mi ha colpito sfogliando i quotidiani: un intraprendente finanziere nonché banchiere franco-americano poco più che quarantenne, Henry Quinson, con un sereno e sicuro avvenire davanti (di successo e di soldi)  ha lasciato Wall Street e la finanza, per entrare nel monastero di Tamié e quindi a stare nella comunità di Bose. Ha risposto al desiderio di conoscere la “verità” e di sapere la sua “strada”.

Allora qualcosa esiste nel sottobosco di questa foresta che è il mondo globalizzato, così cinico, così spavaldo, così interessato.

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