Oggi si vota in Italia, un augurio a tutti gli Italiani

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Oggi, finalmente si vota.
E’ finita la lunga stagione elettorale.  Finita.
Stop all’interminabile sarabanda che ha visto le principali (se non tutte le formazioni politiche) rivolgersi agli elettori per strappare consensi, per pesare numericamente di più rispetto agli avversari e quindi avere più peso politico sulla scena nazionale, si può dire conclusa.

Finalmente perché usciremo dall’impasse preelettorale, rappresentato da quella selva di norme che regolano la “visibilità” sui maggiori organi di stampa, e finalmente perché è chiusa la lotta alle cifre dei manifestanti a pro di questo o a pro di quell’altro nelle occasioni pubbliche.

Si dirà che, in fondo, queste non sono altre ch elezioni regionali: vero! Che in fondo si tratterà del governo di una o dell’altra regione e che si combatterà sull’ordine dei servizi offerti ai cittadini residenti, sulla sanità, sul diritto alla casa, sulla scuola e sul diritto all’istruzione. Temi sì che hanno valenza regionale, ma che di pari passo possono essere allargati anche a scala nazionale.

Tutti si aspettano un “duello” fra destra (attualmente alla guida del paese) e sinistra (relegata all’opposizione): ma alla fine, vedrà chi vivrà non si alzerà nessuno a cantare a pieni polmoni la vittoria. In linea di principio gli equilibri saranno gli stessi, incerte regione il governo Berlusconi prenderà degli scappellotti, in altre confermerà la posizione, sia pure con qualche voto perduto giustificato dall’assenteismo.

Almeno in apparenza le cose resteranno tali e quali. Eppure, il grande apparato politico del nostro paese avvertirà questo movimento elettorale: non lo farà intendere più del dovuto, però registrerà i mutamenti.
Saranno poi i politici di mestiere che interpreteranno nel verso giusto il voto e porteranno dei correttivi se vorranno confermarsi oppure se invece è arrivato il  omento di passare la mano  altri, dato che sovvertimenti radicali intesi nella maniera più classica tra una sinistra storica votata a difendere la lasse operaia e le categorie più deboli e una destra reazionaria rappresentata dai capitalisti desiderosi solo di accrescere a dismisura i propri proventi non ce ne sono stati nella storia recente della Repubblica, anche quando cioè salì la sinistra al governo del Paese.
Almeno non lo ricordo.

Ma un invito mi viene da rivolgere alla classe politica: speriamo che i toni generali del confronti si plachino e si torni civilmente a misurarsi con le parole gli uni con gli altri. Che finiscano le grida, le risse in televisione, le offese anche indirizzate verso coloro che ci governano. Insomma, mi auguro che gli Italiani acquistino più senso civico rispetto a quanto non lo abbiano avuto in passato.
Sì, perché in democrazia bisogna anche saper stare il gioco dell’alternanza e bisogna anche avere rispetto.
Mi spiego: occorre riconoscere il ruolo delle figure istituzionali. Per chiarire meglio il mio pensiero faccio degli esempi.
A me, non sta bene che ci sia quel tale che governa l’Italia perché non è espressione della mia volontà di voto.
Ma che significa che lo debba sbeffeggiare ogni vola che lo vedo? Dal momento che assume la carica di Capo, vedo in lui la figura di un leader che rappresenta l’Itala in Europa e nel mondo. Avere il concetto di Stato e di citadino di Stato significa anche questo. Perché se continuo con la mia campagna denigratoria verso l’uno o verso l’altra figuro dello Stato significa che non ho capito nulla dell’Educazione civica che mi hanno insegnato nelle scuole.

Problema, quindi, di educazione: e con questo argomento termino il mio intervento. Se la situazione nelle scuole pubbliche italiane è generalizzata fini a questo punto è perché certi principi, certe idee hanno avuto un percorso assai lungo e certe idee sono molto lontane da essere abbandonate.
E’ necessario abituare e educare i giovani al rispetto, al confronto, alla tolleranza (che non è debolezza) e al silenzio.
Credo che la battaglia (ecco, mi scuso, sono caduto anch’io nella trappola di usare termini violenti) che deve essere combattuta i questo momento in Italia e in Europa sia proprio questa: recuperare certi valori che sembrano essere scomparsi, annientati dalla barbarie, dal nichilismo, dal desiderio di sopraffazione dell’avversario, dalla violenza in parola definitiva.

Come se l’uomo avesse smarrito la propria vocazione, e avesse perso in senso dell’infinito, dell’immortalità e di Dio.

Luigi Cignoni

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