E’ l’amore a trionfare nella Pasqua cristiana

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L’Editoriale del Direttore, Luigi Cignoni
Oggi è Pasqua, la festa per eccellenza del mondo cattolico: quella –tanto per essere in linea con i maggiori Padri della Chiesa cattolica e romana- senza la quale sarebbe inutile la nostra fede in ciò che ci attende al di là del muro del mondo visibile e palpabile. E’ la festa in cui accadono le cose impossibili, le più incredibile, quelle che non hanno una motivazione scientifica e razionale: le tombe si alzano e i morti ritornano invita.

Difficile far accettare agli illuminati di questo secolo un’asserzione del genere, eppure qualcosa deve essere successo circa duemila anni fa. Quanti condannati sono morti sui patibili romani? Un numero indescrivibile. Quanti hanno subito una tale violenza non avendo commesso nessuna colpa? anche qui un numero che ci sfugge. Eppure c’è una frase che torna di attualità e che riecheggia stamani in tutte le chiese cattoliche: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”  Qui sta il nodo centrale della nostra fede: se non si crede in colui che è risorto, allora tutto appare vano. Inutile. Un messaggio di un’attualità estrema, credere in Colui che è risorto dai morti. E se non fosse stato tale (se non si fosse verificato una circostanza del genere) perché credere al profeta nazzareno e non a qualche altro profeta di cui è ricca la cronaca e i la storia ci ha tramandato?

Eppure questa Pasqua ha un sapore diverso dalle precedenti. Un sapore che ci fa vivere le contraddizioni del nostro tempo, come vivere questa festa in Terrasanta, terra contesa e in perenne agitazione. Ma non solo. C’è l’attacco concentrico rivolto al Papa per quanto è successo in Irlanda con i preti cosiddetti pedofili. Ci sarebbe da chiedere come mai proprio in questo periodo escono fuori notizie di questo genere: un attacco alla Santa Sede e all’attuale papa che non ha precedenti, nel momento in cui invece si sta rispolverando il ricordo del papa precedente così immediato, così portato a comunicare e a trascinare la massa, soprattutto i giovani. Quale potrebbe essere allora la strada che porta alla soluzione del problema. E’ sempre il messaggio di amore che viene dalle parole pronunciate dal Cristo Risorto. Chi si è macchiato del peccato di pedofilia dovrà renderene conto alla sua coscienza e a Dio: non sono gli uomini che, assurti a giudici, esprimono e decretanoi condanne. Quello che si aspettava il mondo cristiano irlandese, offese dalle colpe da questi sacerdoti che avevano travalicato il loro ruolo e la loro missione, non si p verificato: né tantomeno poteva esprimerlo lo stesso Pontefice.

Un messaggio di amore. La formula sta proprio qui.  E concludo con Enzo Bianchi che scrive oggi sulla Stampa di Torino: È in quest’ottica che possiamo comprendere anche il cammino storico compiuto dai discepoli per giungere alla fede in Gesù Risorto e Signore. Cosa è successo nell’alba di quel «primo giorno dopo il sabato»? Alcune donne e alcuni uomini discepoli di Gesù si sono recati al sepolcro e l’hanno trovato vuoto: mentre erano ancora turbati da questa inaudita novità hanno avuto un incontro nella fede con Gesù Risorto, presso la tomba, sulla strada tra Gerusalemme ed Emmaus, ai bordi del lago di Tiberiade… Gesù non è apparso loro sfolgorante di luce, ma si è presentato con tratti umanissimi: un giardiniere, un viandante, un pescatore. Si è manifestato nella forma con cui lungo la sua esistenza aveva narrato la possibilità dell’amore. Per questo Maria di Magdala, sentendosi chiamata per nome con amore, risponde subito: «Rabbunì, mio maestro!»; i discepoli di Emmaus riconoscono Gesù nello spezzare del pane, cioè nel segno riassuntivo di una vita offerta per tutti; è il discepolo amato che lo riconosce presente sulla riva del lago di Tiberiade e grida a Pietro: «È il Signore!»… Davvero la vita di Gesù è stata riconosciuta come un amore trasparente, pieno e quelli che lo avevano visto vivere e morire in quel modo hanno dovuto credere alla forza dell’amore più forte della morte, fino a confessare che con la sua vita egli aveva davvero raccontato che «Dio è amore», altrimenti «non è»!

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