Soffia il vento rivoluzionario; è da ciechi non accorgersene

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Una protesta continua. Una manifestazione da nord a sud della Penisola. Dalle mille facce. Dai mille volti. Una contestazione così che getta le proprie radici sul malcostume politica, sulla marcata distanza che esiste tra cittadini e suoi rappresentanti nel governo. In più ci aggiungete il malessere rappresentato dalla crisi, dal non avere più risorse per far fronte alle esigenze della vita, mentre (all’opposto cresce a dismisura la pressione fiscale, allora avrete quel pericoloso cocktail esplosivo che si chiama rivoluzione. E la guerriglia nelle città è già iniziata. E come spesso accade in simili casi, le motivazioni che spingono le persone a dimostrare il proprio malcontento hanno radici profonde: vanno ricercate nel lavoro che non c’è, nel non vedersi considerate dalla classe politica tutta protesa a difendere i propri diritti e arroccarsi sempre di più attorno ai privilegi non dimostrando la volontà di voler fare un passo nella direzione di “servire i cittadini” anziché servirsi di loro per i propri fini e scopi. Ce n’è per dichiarare lo stato di allerta. Se poi aggiungete ancora le condizioni delle comunicazioni, i disagi affrontati da chi quotidianamente si reca a lavorare è costretto a servirsi di treni e così via allora si capirà che davvero siamo a un passo dall’esplosione. Ma come spesso succede in questi casi, c’è sempre qualcuno dietro l’angolo che soffia sul malcontento. Cerca di cavalcare l’onda di protesta per far affermare i propri obiettivi che sono quelli di instabilità politica, di incapacità di risolvere i  problemi veri della comunità. Ma poi quando si vece che lo Stato centrale cerca di alleggerire la morsa della crisi alleggerendo (ma quando mai?) la morsa delle tasse, ci pensano gli enti locali a pressare e vessare ulteriormente il cittadino. Roma dice una cosa e la periferia interpreta a modo suo la legge. Ulteriore dimostrazione del caos in cui soggiace la nostra Repubblica. Ma non è tanto questo il problema maggiore dal quale bisogna guardarsi, come dal fatto che qualcuno, su queste problematiche ha costruito il proprio castello e cerca di cavalcare l’onda che altrimenti gli sarebbe scappata. Insomma, siamo in un momento in cui occorre tenere ben saldi i nervi e far valere le proprie ragioni, cercando di modificare quelle leggi, per far avanzare nuovamente l’economia e non opprimere ancora il cittadino con ulteriori tasse.

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