Sicurezza: cosa rischiano “i sindaci ribelli”?

Violato l'articolo 31 del decreto di sicurezza

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Ne risponderanno personalmente, penalmente e civilmente perchè è una legge dello Stato che mette ordine e regole. Ha commentato così a caldo – il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini – la decisione di alcuni sindaci tra cui Orlando a Palermo e De Magistrisis a Napoli di violare l’articolo 13 del decreto sicurezza.

Al di là della provocazione – Salvini dice “se non credete al decreto, allora rinunciate ai soldi che vi mette a disposizione”, cosa rischiano davvero i disobbedienti che hanno sottolineato profili di inconstituzionalità relativi a quegli articoli del decreto che limiterebbero i diritti fondamentali della persona, in questo caso lo straniero?.

I prefetti di Palermo e Napoli – dice il Viminale – sono tenuti a deunciare i sindaci e gli ufficiali dell’anagrafe nel caso in cui trasgrediscano la norma. Gli stessi prefetti hanno anche facoltà di annullare l’atto dell’ufficio comunale.

Tra i reati contestabili invece l’abuso in atti d’ufficio. E se la mancata applicazione del decreto dovesse verificarsi – uno degli scenari possibili è l’apertura di un contenzioso tra lo Stato e i comuni con un giudice penale o amministrativo che può sollevare la questione di legimittimità costituzionale del decreto come spiega il presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli che ha detto: “La pubblica amministrazione non puo sollevare questioni di legittimità costituzionale e deve uniformarsi alla legge. Nel caso di una norma disapplicata – continua Mirabelli – potrebbe apririsi un contenzioso con l’intervento di un prefetto o di un’altra autorità”.

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