Venezuela, Guaidó chiede il sostegno dell’esercito. Maduro: colpo di stato

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Siamo alla resa dei conti. All’alba di martedì 30 aprile, il capo dell’Assemblea nazionale venezuelana, Juan Guaidó, riconosciuto come presidente ad interim da decine di Paesi nel mondo, ha chiesto alle forze armate di scendere in strada insieme a lui e dare il via all’Operazione Libertà, per ottenere “la cessazione definitiva dell’usurpazione” di Nicolás Maduro al governo. Il messaggio, diffuso via Twitter, è stato registrato fuori da una base aerea di Caracas, “La Carlota”, dove si sono radunati i militari che sostengono Guaidó.

Decine di manifestanti hanno raggiunto il luogo, che presto è diventato terreno di scontro con l’esercito rimasto fedele a Maduro. Migliaia di venezuelani hanno manifestato anche nel resto del paese.

Alludendo a questo messaggio, il Ministro delle Comunicazioni del Venezuela, Jorge Rodriguez, ha replicato che l’esecutivo eletto è alle prese in queste ore con un colpo di stato.

“Informiamo il popolo del Venezuela che in questo momento stiamo affrontando e neutralizzando un ridotto gruppo di militari traditori che hanno occupato il Distributore Altamira” (il principale accesso alla città) “per promuovere un colpo di Stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica”: ha scritto su twitter il ministro dell’Informazione di Nicolas Maduro, Jorge Rodriguez. “A questo tentativo si è unita l’ultradestra golpista e assassina, che ha annunciato il suo piano violento da mesi. Chiamiamo il popolo alla massima allerta”.

Il presidente Nicolas Maduro ha chiesto alla popolazione di mantenere “nervi d’acciaio”, ha assicurato di avere il sostegno delle forze armate nelle zone strategiche e ha invitato alla massima mobilitazione popolare “per assicurare la vittoria della pace”.

L’oppositore rilasciato dall’esercito

L’importanza del momento per il Venezuela si evince dalla liberazione del più prominente oppositore del chavismo. Juan Guaidó è apparso al fianco dell’oppositore venezuelano Leopoldo López, che proprio nella stessa giornata è stato rilasciato a Caracas dove stava scontando quasi 13 anni di carcere agli arresti domiciliari. López ha incontrato il presidente dell’Assemblea Nazionale nei pressi della base militare aerea Generalisimo Francisco de Miranda. L’attivista ha annunciato di essere stato liberato dalle forze armate e ha invitato tutti i venezuelani a scendere in piazza pacificamente. Lo stesso appello è stato fatto anche da Guaidó su Twitter.

Lopez è tuttora il leader di Voluntad Popular, il partito di Guaidó, e colui che lo ha scelto per guidare questa decisiva transizione che corrispondeva con la presidenza di turno dell’Assemblea Nazionale.

Secondo López, il gruppo di politici e soldati che si sono sollevati contro Maduro “ha mantenuto comunicazioni con alti funzionari del governo chavista”.

“In questo momento mi sto incontrando con le Forze Armate dando inizio alla fase finale dell’Operazione Libertà”, ha scritto il rivale di Maduro. L’operazione era stata inizialmente convocata per il primo di maggio ma gli eventi sono precipitati rapidamente con 24 ore di anticipo.

Gli scontri e l’importanza della Carlota

La base aerea militare nota come La Carlota è nella zona est della capitale venezuelana, Caracas. Lì gli insorti possono disporre di armamenti e materiale bellico. Si tratta di un punto strategico. Dichiarata zona militare invalicabile durante il primo mandato di Chavez, è sita in una località strategica per l’accesso alla città. Si dice che esistano tunnel che collegano il palazzo presidenziale, molto vicino, proprio all’aeroporto militare, così da consentire una fuga immediata al presidente in caso di pericolo.

Proprio alla Carlota si stanno concentrando i manifestanti anti-Maduro. Contro di loro sono stati lanciati gas lacrimogeni. Sono ancora in corso gli scontri tra l’esercito lealista e i militari che appoggiano Guaidó, come ha mostrato in diretta Telesur. Durante il collegamento realizzato all’interno della base, si sono viste strisce di fumo nel cielo, uditi colpi d’arma da fuoco e si è vista l’attività dei militari fedeli al chavismo.

I militari che NON sono al fianco di Guaidò

Nelle forze armate, i tre uomini chiave per un’eventuale caduta di Maduro rimangono a lui fedeli – almeno fino al momento di scrivere. Si tratta di Vladimir Padrino López, Ministro della Difesa; dell’ammiraglio Remigio Ceballos, comandante del Comando Operativo Strategico delle Forze Armate, e del comandante generale dell’esercito, Jesús Suárez Chourio.Tutti e trehanno dichiarato via Twitter fedeltà assoluta a Maduro.

Il ministro della Difesa venezuelano Vladimir Padrino ha detto che le caserme del paese funzionano “normalmente” e ha respinto la dichiarazione “golpista” di Guaidó. Padrino ha assicurato che la Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB) “è ferma” in difesa della Costituzione Nazionale e delle sue legittime autorità. Tutte le unità militari dispiegate nelle otto regioni del Paese riportano una situazione di normalitànelle caserme sotto la guida dei loro comandanti naturali.”

Il vicepresidente del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv), Diosdado Cabello, leader dell’Assemblea Costituente (l’organo “rivale” dell’Assemblea Nazionale), ha invitato tutti i chavisti a recarsi al Palazzo presidenziale di Miraflores per difendere la Costituzione ed il presidente Nicolas Maduro.

Una fascia blu per distinguere i militari non chavisti

Una fascia blu accesa sul viso o attorno al braccio. È il segno che distingue i militari che hanno deciso di passare dalla parte di Juan Guaidó per distinguersi dai soldati ancora fedeli a Nicolas Maduro. “La striscia di stoffa serve per identificare i venezuelani, con o senza uniforme, che si sono mobilitati per mettere fine all’usurpazione”, ha dichiarato al quotidiano La Nacion l”ambasciatore’ del presidente venezuelano ad interim negli Stati Uniti Carlos Vecchio.

Venezuelani chiamati a raccolta via WhatsApp

L’osservatorio Internet Netblocks, che tiene traccia dei disservizi e delle censure alla rete, ha denunciato diverse restrizioni ai social network in Venezuela da parte dell’impresa statale di telecomunicazioni, CANTV, anche se non c’è stato un vero e proprio tentativo di “staccare la spina” da parte del governo, aggiunge Netblocks poco dopo. “L’accesso ai servizi web è disponibile in modo intermittente, poiché le restrizioni non sembrano essere efficaci al 100%, in linea con le interruzioni della rete osservate in precedenti casi di censura a livello nazionale”, ha scritto l’associazione in una nota. I venezuelani continuano a scambiarsi informazioni via Whatsapp attraverso le VPN, che funzionano normalmente.

Le reazioni internazionali

Da tutto il mondo arrivano le prime reazioni internazionali a quello che sta succedendo in Venezuela. “Colpo di stato”, come esclama il governo-Maduro o “Movimento di Liberazione”, come invoca l’autoproclamato Presidente Juan Guaidó. Questo l’interrogativo che si pongono i leader di tutto il pianeta, seguendo la vicenda col fiato sospeso.

In breve: da un lato Stati Uniti, Colombia, Argentina, Brasile. Dall’altra, la Russia di Putin, che ha discusso della situazione con il consiglio di sicurezza russo, ma anche i Paesi retti da governi di sinistra dell’America Latina come Bolivia e Cuba. Il Messico si dichiara neutrale.

L’Europa parla a più voci: da un lato c’è Tajani, presidente dell’Europarlamento, che scrive “Avanti con il Venezuela libero”, dall’altra c’è per esempio la Spagna che dice: “Non appoggeremo un colpo di stato, evitiamo uno spargimento di sangue”. In mezzo, il servizio europeo per l’azione esterna che attende e chiede una “soluzione pacifica e politica alla crisi”.

Golpe o lotta democratica? Il mondo si schiera con o contro Guaid

Guaidó: “Non si torna indietro”

“Abbiamo parlato con i nostri alleati nella comunità internazionale e abbiamo il loro forte sostegno per questo irreversibile processo di cambiamento nel nostro Paese. L’Operazione Libertà è iniziata e resisteremo fino a raggiungere un Venezuela libero”, ha scritto Guaidó su Twitter.

Dopo aver lasciato la base aerea La Carlota, il leader dell’opposizione ha raggiunto i suoi sostenitori in Plaza de Altamira a Caracas.

 

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