Brexit, via libera dal Consiglio europeo al nuovo accordo. Tocca di nuovo a Westminster

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Proprio quando le speranze di un accordo sulla Brexit sembravano ridotte ai minimi termini, i negoziati tra Londra e Bruxelles sono arrivati a una svolta, con una nuova intesa, approvata dai 27 nel primo giorno di Consiglio europeo.

Ad annunciare la fumata bianca sono stati il premier britannico Boris Johnson e il presidente uscente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.

Il capo negoziatore UE per la Brexit, Michel Barnier, ne ha dato notizia in conferenza stampa prima del Consiglio europeo – non senza aggiungere che la pazienza è la virtù dei forti. “L’accordo non garantisce che la Brexit avverrà il 31 ottobre, Johnson dovrà lavorare per farlo approvare in patria”.

Ottenuto il via libera dai leader della UE, il testo ora deve passare attraverso il processo di ratifica alla Camera dei Comuni britannica nel fine settimana, dove il precedente testo concordato tra Londra e Bruxelles è stato rigettato già tre volte.

Se Londrà darà semaforo verde, il sigillo finale sarà apposto dagli ambasciatori dell’Unione europea domenica e dal Parlamento europeo durante la sessione plenaria della prossima settimana a Strasburgo.

Fonti parlamentari hanno riferito all’agenzia Efe che il Parlamento europeo potrebbe votare sull’accordo già mercoledì prossimo, dopo la revisione della commissione per gli Affari Costituzionali; tuttavia, il Parlamento europeo non procederà alla votazione se la Camera dei Comuni non dovesse ratificare l’accordo durante la seduta straordinaria dei Commons del 19 ottobre. Juncker lo ha detto chiaramente: non sarà concessa un’ulteriore estensione dei termini per la Brexit.

Il testo è disponibile qui. Formalmente l’Irlanda del Nord sarà nell’unione doganale con il Regno Unito, ma di fatto per almeno dieci anni (due anni del periodo di transizione più altri otto) sarà parte del mercato unico europeo. “Sarà un punto di entrata nel nostro mercato” fino alla fine del 2020.

Ecco i punti principali dell’accordo:

  • Non ci sarà un confine “rigido” tra le due Irlande;
  • L’Irlanda del Nord sarà allineata ad alcune regole commerciali europee. Le autorità britanniche supervisioneranno le regole doganali che verranno applicate;
  • L’Irlanda del Nord rimarrà nell’unione doganale britannica ma sarà un punto di accesso al mercato comune UE. Le autorità britanniche potranno applicare tariffe alle merci se queste non faranno poi ingresso nel mercato comune;
  • Fra quattro anni, i rappresentanti nordirlandesi potranno decidere a maggioranza semplice se continuare ad applicare le regole europee o meno.

No del partito Unionista Nordirlandese e di Jeremy Corbyn

In mattinata era arrivata la brusca frenata del partito Unionista nordirlandese, che in un comunicato ha spiegato di non poter sostenere l’accordo così com’è ora.

I dubbi sono legati al regime doganale e alla mancanza di chiarezza sull’iva. In base alla bozza d’accordo Belfast rimarrebbe di fatto agganciata all’unione doganale e alle norme del mercato unico europeo per una decade, con repubblicani e cattolici che ogni quattro anni potranno dire la loro sullo status quo.

Il timore neanche troppo nascosto degli Unionisti è che l’intesa sia solo il primo passo di un progressivo abbandono da parte di Londra. Un funzionario dell’Unione europea ha fatto sapere che durante il Consiglio europeo non ci saranno ulteriori negoziati sulla Brexit.

Cosa succede ora?

Senza l’appoggio dei deputati nordirlandesi è molto difficile che l’accordo passi il vaglio del Parlamento britannico previsto sabato, a meno che Johnson non trovi una sponda tra i deputati dell’opposizione.

Quanto al leader dell’opposizione, Jeremy Corbyn, scontato ed annunciato il no al nuovo testo. “Da quello che sappiamo, sembra che il primo ministro abbia negoziato un accordo ancora peggiore di quello di Theresa May, che venne respinto a stragrande maggioranza – è il suo commento – Queste proposte rischiano di scatenare una corsa al ribasso sui diritti e sulle tutele: mette a rischio la sicurezza alimentare, gli standard ambientali e i diritti dei lavoratori. Non solo: aprirebbe ad un’acquisizione dell’NHS (il servizio sanitario nazionale) da parte di società private statunitensi. Questo accordo di svendita del paese dovrebbe essere respinto. Il modo migliore per risolvere la Brexit è tornare a dare alla gente l’ultima parola con un voto”.

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