Il giovedì di passione della Francia, in sciopero contro la riforma delle pensioni

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La Francia si prepara a un giovedì nero per lo sciopero generale indetto dai sindacati contro la riforma delle pensioni del governo di Emmanuel Macron.

Una protesta che ferma i trasporti aerei, ferroviari e stradali, con cancellazioni e ritardi pervisti per treni, autobus e metropolitane. In via preventiva Eurostar ha cancellato tutti i collegamenti da e verso Parigi fino al 9 dicembre; lo stesso avverrà oggi per un quinto dei voli del Paese.

Si aspetta un’adesione massiccia fra i lavoratori della Sncf, la società delle ferrovie francesi, e della Ratp, che fornisce i servizi di mobilità nella capitale. A incrociare le braccia saranno anche altre categorie di dipendenti pubblici, tra cui gli insegnanti. Due scuole su dieci rimarranno chiuse; così come diversi uffici postali.

La protesta delle categorie

Non sono solo i lavoratori del settore pubblico a contestare una riforma che prevede di uniformare gli attuali 42 regimi presenti. Il consiglio nazionale degli avvocati ha dichiarato per oggi una giornata di “giustizia morta”, per difendere il suo regime autonomo. La stessa richiesta del personale di polizia, che si ferma fino alle 15.

Protestano anche i lavoratori dell’automotive, in particolare alla Renault, e del settore energetico, incluse le raffinerie. Tre dei quattro sindacati che rappresentano i 140mila del settore gas e elettricità aderiscono allo sciopero.

Garantita invece l’attività degli ospedali, che hanno in programma una giornata di mobilitazione specifica il 17 dicembre.

Campo minato

Sulle pensioni il governo Macron si gioca gran parte della credibilità.

La riforma prevede un innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni. Ma è contestata dai sindacati e da parte della popolazione. Secondo un sondaggio promosso da Harris Interactive, Rtl et Aef Info, sette francesi su dieci sostengono la protesta.

Manifestazioni di piazza sono previste a Parigi e nelle principali città del Paese. La scelta del giorno non è casuale. Il 5 dicembre del 1995 una protesta proprio sulla riforma delle pensioni fece cadere il governo Juppè.

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