Libia: la ”mission (si spera non) impossible” di mettere d’accordo tutti per la pace nel Paese

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Da Mosca, dove l’accordo non c’è stato, la questione libica rimbalza a Berlino, al meeting voluto dalla Cancelliera, Angela Merkel. Con tutte le incognite del caso: intanto, sulla presenza alla conferenza del premier del governo riconosciuto Fayez al Sarraj; in seconda battuta, sulle possibilità di raggiungere un’intesa su cessate il fuoco, embargo delle armi con eventuali sanzioni per chi non lo rispetta e ripresa del processo politico per la stabilizzazione del Paese

Ghassan Salamé, inviato dell’ONU per la Libia, non nasconde la difficoltà del compito: “Non sono così pessimista da dire che Berlino sarà inutile – dichiara – ma non sono neppure così ingenuo da dire che sarà la fine delle divisioni internazionali. Ma se potessimo alleggerire, ridurre, calmare, qualificare le divisioni, soprattutto quelle regionali ma anche internazionali che abbiamo visto negli ultimi tempi, sarebbe molto positivo”.

Nel tweet di AFP: “L’inviato dell’ONU in Libia, Ghassan Salamé, ha detto che il Paese “ha bisogno che tutte le interferenze straniere cessino”, in un’intervista con l’AFP alla vigilia della conferenza internazionale a Berlino per cercare di porre fine al conflitto libico #AFP”.

Tra i mediatori dell’accordo ci sono anche il presidente russo Valdimir Putin e quello turco Recep Tayyip Erdoğan. Posizioni conflittuali, le loro, che esprimono le divisioni sugli interessi in campo: Mosca vicina all’uomo forte della Tripolitania Haftar, che nel frattempo ha deciso di chiudere i pozzi di petrolio, bloccando l’export; Ankara che invece sponsorizza al Sarraj con il quale ha firmato un accordo che favorisce gli interessi turchi nel Mediterraneo orientale.

Nella situazione incerta e nell’ambito dei molteplici interessi da comporre, la tregua e il cessate il fuoco sono le condizioni minime da cui si parte per la soluzione politica, sotto l’egida delle Nazioni Unite, invocata anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

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