Coronavirus, bilancio giornaliero: 425 vittime. Primo decesso a Hong Kong

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Si diffonde sempre più l’epidemia di coronavirus. Secondo i dati diffusi questa mattina dalla Commissione sanitaria cinese il numero di morti sul territorio nazionale è arrivato a 425, con l’aumento più grande dall’inizio della crisi, 64 in un solo giorno. I contagi confermati sono saliti di 3.235 unità, superando quota 20 mila. Intanto è stato registrato il primo decesso nella provincia autonoma di Hong Kong, dove infuria lo scontro politico sulla chiusura dei confini con la Cina continentale. L’ex colonia britannica infatti fu colpita in maniera molto pesante dall’epidemia di Sars del 2003, con 299 decessi sui quasi 800 complessivi.

Borrelli: “Stiamo rafforzando i controlli sanitari su tutti gli scali dei voli dalla Cina”

In Italia, la task force contro il coronavirus sta lavorando per rafforzare i controlli sanitari su tutti gli scali dei voli provenienti dalla Cina. Lo afferma ai microfoni di Radio Anch’io su Radio1 il Commissario straordinario per l’emergenza Angelo Borrelli. “Appena dichiarato lo stato di emergenza – spiega Borrelli – abbiamo avuto una riunione con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza che si sono raccomandati di rafforzare i controlli indiretti. Stiamo lavorando da due giorni, e anche questa notte abbiamo lavorato, per rafforzare il personale medico e paramedico aeroportuale con i nostri volontari e volontarie. Già da ieri erano operativi a Fiumicino i termoscanner, e presto saranno operativi in tutti gli aeroporti“.

Le vittime restano concentrate nello Hubei

Secondo i modelli predittivi, il picco dell’epidemia sarà intorno alla prossima settimana. Al momento la grande maggioranza dei casi resta concentrata nello Hubei in quarantena: tutti i morti registrati in Cina ieri (e 414 di quelli totali) vivevano nella provincia, epicentro dell’epidemia. I contagiati al di fuori della Cina al momento sono 152. Altro dato importante, aumenta il numero di persone guarite e dimesse: sono 635. Ieri il presidente Xi Jinping ha presieduto a una riunione dei vertici del Partito comunista, minacciando punizioni per i funzionari che non si dedicano al contenimento dell’epidemia, ma ha anche chiesto loro di sostenere la riapertura delle industrie che in molte parti del Paese è fissata per lunedì prossimo.

Isolati tre distretti di Hangzhou, dove c’è Alibaba

Scatta l’isolamento precauzionale anti coronavirus in due città della provincia cinese orientale dello Zhejiang: si tratta di Taizhou e di ben tre distretti della capitale Hangzhou, inclusa l’area che ospita il quartier generale del gigante dell’e-commerce Alibaba. Le autorità locali hanno disposto che solo una persona per famiglia sarà autorizzata a uscire una volta ogni due giorni per comprare i beni di prima necessità. Le zone interessate dalla stretta agli spostamenti contano più di nove milioni di abitanti.

Crisi politica a Hong Kong sulla chiusura delle frontiere

Oggi le autorità di Hong Kong hanno reso noto il primo decesso all’interno della città, territorio autonomo della Cina. Si tratta di un uomo di 39 anni, con patologie precedenti, che si era recato a Wuhan (focolaio del coronavirus) alla fine di gennaio e aveva in seguito sviluppato una polmonite. Si tratta della seconda vittima al di fuori della Cina continentale, dopo quella di domenica nelle Filippine. Nell’ex colonia britannica le misure di contenimento del virus sono al centro di un duro scontro politico. Da ieri un sindacato dei medici della città ha proclamato uno sciopero generale chiedendo al contestato governo locale di Carrie Lam di chiudere le frontiere con la Cina. Lo sciopero sta creando seri disservizi. Nei giorni scorsi i collegamenti sono stati molto ridotti: al momento restano aperti solo tre varchi, i due grandi ponti verso Shenzhen e verso Macao, più l’aeroporto internazionale, ma con voli ridotti. Carrie Lam però rifiuta il blocco totale, per cui avrebbe bisogno dell’autorizzazione almeno informale di Pechino, giudicandolo “inappropriato” e “discriminatorio”.

Sono 46 le compagnie aeree che hanno sospeso i voli

Aumenta il numero dei Paesi che stanno chiudendo i collegamenti aerei con la Cina, come fatto dall’Italia, o vietano l’ingresso ai viaggiatori che provengono da lì, come gli Stati Uniti. Ieri è stata la volta degli Emirati Arabi, decisione che lascerà a terra gli aerei di Emirates e Etihad. Una brutta notizia anche per gli italiani residenti in Cina, visto che le compagnie emiratine erano tra quelle che ancora consentivano di raggiungere, con uno scalo, il nostro Paese. In tutto sono 46 le compagnie che hanno sospeso voli da e per la Cina. Nei giorni scorsi Pechino ha aspramente criticato gli Stati Uniti e gli altri Paesi che, contro il parere dell’Organizzazione mondiale della sanità, hanno applicato restrizioni ai viaggi. Questa mattina il ministero degli Esteri ha ammorbidito i toni: “Gli Stati Uniti hanno detto varie volte che sono disposti a offrire assistenza – ha detto un portavoce – speriamo che possa essere fornita il prima possibile”.

Tokyo mette in quarantena nave con 3.500 a bordo

Intanto il Giappone ha messo in quarantena una nave da crociera con 3.500 persone a bordo dopo che un passeggero di 80 anni è risultato positivo al coronavirus cinese. Si tratta della Diamond Princess ormeggiata nel porto di Yokohama con 2.500 passeggeri e 1.000 membri dell’equipaggio.

Hyundai chiude alcune fabbriche in Corea del Sud

La Hyundai Motor, la principale casa automobilistica della Corea del Sud, e la controllata Kia Motors hanno sospeso alcune linee di assemblaggio fino all’11 febbraio. Lo stop è dovuto a una carenza di componenti legata all’epidemia. Azienda e sindacati hanno concordato la chiusura progressiva degli altri quattro impianti entro venerdì, giorno in cui si fermeranno altre due strutture, a Jeonju e Asan.

Macao chiude i casinò

Il virus cinese contagia anche i casinò di Macao. Il governo della regione ha annunciato la chiusura dei locali per 15 giorni per impedire la diffusione del nuovo coronavirus. Il capo dell’esecutivo dell’ex colonia portoghese, Ho Iat Seng, ha riferito che tutti i casinò – industria principale della città – chiuderanno al pubblico e che ci saranno riduzione ai servizi pubblici ed ai trasporti.

 

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