Coronavirus, Lombardia allo stremo. Il Presidente Fontana: “Stiamo finendo i posti in rianimazione”

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“Purtroppo i numeri continuano ad aumentare, è sempre peggio. Siamo vicini al momento in cui non potremo più utilizzare rianimazioni perché non avremo più letto”. Lo spiega il governatore lombardo Attilio Fontana, aggiungendo che il problema principale è recuperare respiratori. Sono infatti l’elemento essenziale per la costruzione di un ospedale da 500 posti nei padiglioni della Fiera di Milano. Nel frattempo, ha aggiunto, si cerca di recuperare altri letti negli ospedali.  “E spero che riescano ancora per qualche giorno – ha aggiunto – a compiere questi miracoli”. In merito al reperimento dei macchinari per la ventilazione polmonare assitita, “noi ci stiamo dando da fare un po’ ovunque nel mondo, abbiamo avuto un contatto dagli Usa e uno dalla Cina, parliamo anche con il Sudamerica. Poi tra i contatti che abbiamo con questi presunti fornitori, ci sono anche truffatori e mitomani. Noi all’inizio diamo retta a tutti e, quando abbiamo conferma di persone serie, allora iniziamo trattative” ha spiegato il governatore della Lombardia. Un passaggio, infine, sulla polemica  con la Protezione civile sulle mascherine. “Voglio e spero che si metta fine a ogni polemica. Se abbiamo sbagliato noi, me ne scuso, ma ora si deve lottare tutti nella stessa direzione” ha detto in seguito alla nomina di Bertolaso a consulente della Regione per l’emergenza coronavirus. “Più energie ci sono, più capacità ci sono, più conoscenze si hanno, più rapporti internazionali si hanno e più abbiamo possibilità di recuperare questi benedetti macchinari – ha detto Fontana – e più sono le possibilità di realizzare questo ospedale che sarebbe un polmone per noi che siamo ora in questa situazione difficile, ma se, dio non voglia, si dovesse estendere questa emergenza al resto del Paese, potrebbe essere un polmone anche per il resto del Paese”. Anestesista Bergamo: reggeremo pochissimo “Se il trend dell’epidemia continuerà con questo ritmo, Bergamo reggerà ancora per pochissimo: gli ospedali sono saturi e anche i posti in Regione Lombardia si stanno esaurendo”, è la testimonianza di Ivano Riva, anestesista e rianimatore all’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo e vice presidente dell’Associazione degli anestesisti rianimatori ospedalieri italiani Aaroi-Emac Lombardia. Ormai, afferma, “intubiamo in Terapia intensiva anche più di 7 persone al giorno e lavoriamo senza sosta, con in media un turno di riposo ogni 14 giorni”. Primario di Bergamo: “Vivo la guerra che non avevo fatto” Paragona alla guerra quello che sta capitando nel suo reparto il primario della rianimazione dell’Asst Bergamo Ovest, Massimo Borelli. In collegamento con il programma “Mezz’ora in piu'” su Rai3, il medico ha raccontato che ci sono “situazioni molto pesanti, che io speravo di non dover vivere, visto che non avevo fatto la guerra da giovane e invece la stiamo vivendo in questo momento”. I numeri parlano chiaro: “Il nostro è un ospedale medio, che normalmente ha sei posti letto e normalmente riesce a far fronte alle esigenze di un territorio come il nostro. Improvvisamente ci siamo ritrovati ad avere dei quadri di insufficienza respiratoria gravissimi, sia in termini di gravita’ della malattia, sia in termini di quantità. Nel mio reparto generalmente di insufficienze respiratorie molto gravi ne trattiamo 20/25 massimo all’anno. E invece nel giro di una settimana ci sono arrivati 30 pazienti, 50 volte il carico normale di lavoro”. Il problema è anche la durata del ricovero: “In questo momento abbiamo ricoverate in terapia intensiva 14 persone e in subintensiva 16. I pazienti in rianimazione rimangono molto, perché sono molto critici. Noi ne abbiamo dimessi fino a questo momento due, mentre altri due non sono andati bene. La durata media dei ricoveri è di 14/15 giorni”, ha spiegato Borelli. Tutto l’ospedale si è mobilitato per affrontare l’emergenza covid-19, ma nonostante questo i rianimatori devono lavorare senza sosta, con una notte ogni due di turno. “Si vede una presenza di pazienti sia anziani, che purtroppo molto spesso muoiono, ma purtroppo c’è anche una presenza di giovani. Venerdì è arrivato un uomo di 43 anni in pronto soccorso, con i soliti sintomi, abbiamo dovuto intubarlo immediatamente, non avevamo posti in rianimazione, ma il servizio di coordinamento regionale, essendo tutti in rete, ci permette in qualche modo di sopperire alle nostre insufficienze”. Ormai, ha spiegato Borelli, in ospedale arrivano solo i casi più gravi, pazienti con grossi problemi respiratori, a cui manca il fiato. “Gli diamo un primo supporto con ossigeno. Quando non è più sufficiente, si fa un approccio con macchine Cpap (caschi) e si va avanti il più possibile, finché si deve arrivare al momento dell’intubazione. A volte non ci si arriva, perché il paziente peggiora molto rapidamente e non si riesce a salvargli la vita. Nel momento in cui ci accorgiamo che non c’è più niente da fare, s’instaura il meccanismo della sedazione palliativa, perché il nostro compito è accompagnare il paziente in un passaggio più dolce possibile”. Se si fa in tempo, i parenti di queste persone vengono avvertiti telefonicamente ed è concesso loro di stare accanto al loro caro fino alla fine, con tutte le precauzioni necessarie. “Non sempre c’è questa possibilità, perché magari il deterioramento è troppo rapido”, ha spiegato Borelli.

Conte: strenuamente impegnati per trovare mascherine “La nostra priorità è far lavorare insicurezza medici, infermieri e tutto il personale sanitario che con coraggio e spirito di abnegazione si sta prodigando per la cura dei cittadini, dedicandosi a questa emergenza sanitaria senza risparmiare energie. Come governo siamo strenuamente impegnati – e io stesso attraverso contatti con i miei omologhi- per procurare in tempi brevissimi i dispositivi di protezione che consentano loro di lavorare in massima sicurezza”. Lo dichiara il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “C’è massima attenzione per la situazione in Lombardia”, assicura il premier. Di Maio: sblocco export mascherine da Germania e Francia “Un’altra buona notizia. Vi comunicoche è stata sbloccata l’esportazione, dalla Germania e dallaFrancia, di mascherine, tute e schermi facciali”. Lo annuncia suFacebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Siamoimpegnati a tutelare la salute dei nostri cittadini e in questafase, più di prima, è fondamentale la collaborazione tra gliStati”, sottolinea. “Siamo davanti a una crisi che riguardatutti, in Italia e all’estero. Se rimaniamo uniti possiamofarcela”, conclude di Maio. Consip ordina 3.800 ventilatori polmonari Per far fronte all’emergenza, Consip ha intanto ordinato 3.800 ventilatori polmonari, ne ha reso disponibili in pronta consegna ulteriori 300, e ha contrattualizzato forniture per oltre 30 milioni di mascherine chirurgiche, più di 7 milioni di guanti, oltre 13 milioni di tute, calzari, cuffie e camici (ancora da assegnare da parte di Protezione Civile) e per oltre 390 mila tamponi e più di 260 kit diagnostici corrispondenti a oltre 67 mila test. Lo rende noto la società spiegando che tutte le forniture “sono completamente sicure”. Zaia: “Pronto al coprifuoco se necessario” “Le proiezioni sul contagio da  Coronavirus sono in crescita, se non si seguono le regole si rischia  il crash sanitario e prima di questo si arriva al coprifuoco”. Lo ha sottolineato il Governatore del Veneto, Luca Zaia. “I nostri modelli statistici ci dicono che bisogna stare in isolamento, perché la prima cura contro il Coronavirus è curare se stessi, stando a casa, evitando di avere contatti anche con i parenti e  vicini di casa”. E Zaia, a fronte ancora dei tanti veneti che frequentano alcuni parchi cittadini ha annunciato una possibile  “ordinanza per chiudere parchi pubblici, giardini e spazi aperti di  ritrovo”. Inoltre, ha invitato i cittadini “a non andare più volte al  giorno a fare la spesa per poter uscire. Se si dimentica qualche cosa  – ha aggiunto – lo si acquista con la spesa del giorno dopo”. Spallanzani: casi in aumento, ma ancora contenuti “Come si evince chiaramente dai numeri, in aumento ma ancora contenuti, lo Spallanzani oggi è Covid Hospital e quindi accoglie prevalentemente pazienti positivi dalle altre strutture ospedaliere e territoriali di riferimento della rete regionale”. E’ quanto si evidenzia nel bollettino medico di oggi dello Spallanzani. “I pazienti COVID 19 positivi sono in totale 120. Di questi, 19 pazienti necessitano di supporto respiratorio. Il loro quadro clinico è stabile o in netto miglioramento per alcuni. I pazienti in osservazione sono 7” continua il bollettino. “In giornata sono previste ulteriori dimissioni di pazienti già negativi al primo test e comunque asintomatici. I pazienti dimessi, che hanno superato la fase clinica e che sono negativi per la ricerca dell’acido nucleico del nuovo coronavirus sono 316. I pazienti dimessi e trasferiti a domicilio o presso altre strutture territoriali, compresa la Città militare della Cecchignola, sono 32 a questa mattina. Come si evince chiaramente dai numeri, in aumento ma ancora contenuti, lo Spallanzani oggi è Covid Hospital e quindi accoglie prevalentemente Pazienti positivi dalle altre strutture ospedaliere e territoriali di riferimento della rete regionale”, conclude lo Spallanzani. Il bollettino della protezione civile di sabato 14 marzo Sono 17.750 i malati di coronavirus in Italia, 2.795 in più di venerdì, mentre il numero complessivo dei contagiati – comprese le vittime e i guariti – ha raggiunto i 21.157. Il dato è stato fornito dal commissario per l’emergenza, Angelo Borrelli, nel consueto appuntamento di bilancio dell’emergenza in conferenza stampa alla Protezione Civile. Sono 1.966 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il coronavirus, 527 in più di ieri. Per quanto riguarda i malati sono 8.372 i ricoverati, 1.518 dei quali in terapia intensiva  e 7.680 sono in isolamento domiciliare. Invece il numero dei morti aumenta di 175 unità e si porta a 1.441 totali.  Nel dettaglio: i casi attualmente positivi sono 9.059 in Lombardia, 2.349 in Emilia-Romagna, 1.775 in Veneto, 863 nelle Marche, 814 in Piemonte, 614 in Toscana, 384 in Liguria, 320 nel Lazio, 243 in Campania, 271 in Friuli Venezia Giulia, 199 nella Provincia autonoma di Trento, 150 in Sicilia, 170 nella Provincia autonoma di Bolzano, 156 in Puglia, 106 in Abruzzo, 103 in Umbria, 47 in Sardegna, 59 in Calabria, 41 in Valle d’Aosta, 17 in Molise e 10 in Basilicata. Salgono intanto a 2.172 i casi di positività in Veneto, nelle Marche superata quota mille. La polemica sulle mascherine Mascherine introvabili durante l’emergenza. E’ in fase di elaborazione, da parte del governo, un protocollo che autorizzi la produzione in Italia di mascherine non sanitarie per i cittadini e i lavoratori non sanitari. Sul materiale c’è già l’autorizzazione del comitato scientifico. Potrebbero arrivare norme che ne agevolano la produzione nel nostro Paese.  Il capo della Protezione civile Angelo Borrelli annuncia l’ipotesi di riconvertire strutture per la produzione di mascherine. “Purtroppo non abbiamo attualmente una produzione nazionale perché in passato è stata considerata di basso margine per gli operatori economici e quindi ora ne abbiamo le conseguenze. E’ compito del commissario Arcuri – aggiunge – individuare strutture che possano essere riconvertite per la produzione”.  Inoltre, fa sapere Di Maio, “importeremo 2 milioni di mascherine dalla Cina e centinaia di ventilatori polmonari”. Il ministro lo ha annunciato in un’intervista a Rainews24.  Sulle mascherine è poi scoppiata una polemica tra Lombardia e Protezione civile. “A noi servono mascherine del tipo fpp2 o fpp3 o quelle chirurgiche e invece ci hanno mandato un fazzoletto, un foglio di carta igienica, di Scottex”,  ha detto l’assessore di Regione Lombardia al Welfare Giulio Gallera. “La Lombardia ha ricevuto quasi 550mila mascherine nei giorni scorsi, tra ffp2 e ffp3 e quelle chirurgiche. Quelle ‘montrasio’, oggetto della critica ingiusta e sgradevole a Borrelli, sono mascherine e non carta igienica: tocca alle singole regioni smistarle in funzione dei diversi usi. Preferisco parlare dei 113 ventilatori polmonari intensivi e dei 103 subintensivi, consegnati o che arriveranno in queste ore”, ha replicato il ministro per le Autonomie, Francesco Boccia. Le mascherine mancano in alcuni casi anche tra gli operatori sanitari. Il sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed ha presentato un esposto all’Ispettorato del lavoro e alla Procura della Repubblica nel quale lamenta “la persistente grave carenza di dispositivi di protezione” , in particolare di mascherine. Obiettivo dell’iniziativa, spiega il sindacato, quello di fare in modo che “le autorità vigilino sulla tutela della salute degli operatori sanitari”.

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