Hong Kong, 240 arresti per le proteste contro legge della Cina

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La polizia di Hong Kong ha reso noto di aver effettuato altri 60 arresti, per totali 240 circa, nell’ambito delle proteste in corso contro la legge a tutela dell’inno nazionale cinese, in discussione al parlamento locale, e quella sulla sicurezza nazionale in arrivo da Pechino. In base a quanto scritto in un avviso sull’account Facebook, l’accusa è di “sospetta partecipazione a manifestazioni non autorizzate”. La Gran parte degli ultimi arresti sono stati eseguiti a Mong Kok. In precedenza la polizia ha arrestato circa 180 persone a Causeway Bay e Central. Gli agenti, per disperdere gli attivisti in movimento verso il parlamento, hanno sparato cartucce urticanti.

A centinaia si sono radunati a Pedder Street, scandendo slogan come “cinque domande, non una di meno” e “sciogliete la polizia subito”. Gli attivisti protestano contro la legge di tutela dell’inno nazionale e su quella in arrivo da Pechino sulla sicurezza nazionale.

La Cina “prenderà le necessarie contromisure contro le forze esterne che interferiscono su Hong Kong”. E’ la replica del portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, dopo che il presidente Usa Donald Trump ha detto di voler “fare qualcosa” contro la stretta che Pechino si appresta a compiere con la legge sulla sicurezza nazionale. “Penso lo troverete molto interessante ma non ne parlerò oggi. E’ qualcosa di cui sentirete prima della fine della settimana, molto potente penso”, ha poi aggiunto ieri il tycoon. Zhao ha sottolineato che la legge è “affare puramente interno della Cina”.

Ieri la guarnigione di Hong Kong dell’Esercito di liberazione popolare, le Forze armate cinesi, ha “la determinazione, la fiducia e la capacità di proteggere la sovranità nazionale, la sicurezza e gli interessi di sviluppo” della Cina. Lo ha detto il comandante Chen Daoxiang, a margine del Congresso nazionale del popolo, l’Assemblea legislativa riunita a Pechino. La guarnigione, ha aggiunto Chen alla Cctv, “sostiene con forza” la mossa del Congresso “per stabilire e migliorare un sistema legale e un meccanismo di applicazione” sulla sicurezza nazionale per l’ex colonia.

Le rassicurazioni della governatrice

La nuova legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, all’esame finale del Congresso nazionale del popolo a Pechino, non modificherà i diritti e le libertà nell’ex colonia. “Non c’è alcun bisogno di preoccuparsi – ha affermato la governatrice Carrie Lam – Siamo una società libera e, per il momento, la gente ha la libertà di dire quello che vuole. La vivacità di Hong Kong e i suoi valori portanti, come lo stato di diritto, l’indipendenza giudiziaria e i vari diritti e le libertà continueranno a rimanere”.

La cosa utile da fare, ha aggiunto la governatrice, “è guardare la legge e capire perché Hong Kong ne avesse bisogno”. La normativa sarà approvata giovedì e andrà “a colpire un numero ristretto di persone che la infrangono”, proteggendo invece “la stragrande maggioranza dei cittadini”.

Lam, inoltre, ha definito “senza fondamento” le critiche piovute dall’estero sulla legge, osservando che la Cina si sta muovendo con un’azione “responsabile” da parte del Parlamento. “Nessun Paese lascerebbe lacunosa una materia importante come la sicurezza nazionale. Hong Kong non è stata in grado di legiferare in 23 anni”, ha sostenuto a proposito di quanto previsto dall’articolo 23 della Basic Law, la Costituzione locale che regolamenta anche i legami con Pechino. Nel futuro immediato, “sarà difficile per noi farlo ed è per questo motivo che il Congresso cinese ha intrapreso un’azione responsabile”, ha osservato riferendosi alle elezioni legislative di settembre. La legge, ha concluso Lam, sarà conforme con la Costituzione cinese.

Donald Trump è “contrariato” da come la Cina sta gestendo il dossier Hong Kong ha detto ieri la portavoce della Casa Bianca Kayleigh McEnany in un briefing con i giornalisti. Il presidente, ha spiegato, non vede come Hong Kong possa restare un hub finanziario con le modifiche legislative imposte da Pechino.

La posizione di Roma

“Credo che in questo momento storico l’Italia debba rafforzare ulteriormente le sue alleanze con gli Stati Uniti, nella Nato e nell’Unione europea”, ma “guardando anche ad altri Paesi nel mondo con cui intessere nuove relazioni non solo diplomatiche, ma anche commerciali. Una cosa, tuttavia, è certa: la storicità delle relazioni e delle amicizie e le relazioni commerciali non possono essere superiori al dibattito sui diritti umani, sul quale noi non arretriamo ma, anzi, siamo molto sensibili”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio alla trasmissione Frontiere, su Rai 1, rispondendo a una domanda sulle tensioni tra Usa e Cina e sugli ultimi avvenimenti a Hong Kong.

L’Unione europea

“L’Ue non è ingenua rispetto al comportamento della Cina a livello internazionale. E’ importante cooperare, anche se non condividiamo lo stesso approccio su vari temi”. Così il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ad una domanda su quanto avviene ad Hong Kong. “Nei prossimi mesi – ha ricordato Michel – ci sarà un summit tra la Cina e gli Stati membri dell’Ue. Stiamo lavorando per preparare la nostra strategia e la nostra posizione. Siamo convinti che l’Ue debba promuovere di più i suoi valori e difendere i suoi interessi economici. Inoltre, serve più impegno nella lotta contro la disinformazione: è importante che i cittadini abbiano accesso ad un’informazione affidabile”.

In un’audizione all’Europarlamento è intervenuto poi l’Alto Rappresentante dell’Ue, Josep Borrell: “Non credo che le sanzioni siano la soluzione per i nostri problemi con la Cina” che sono soprattutto di “natura strategica”. “Non abbiamo preso alcuna decisione su sanzioni alla Cina” e “non possiamo evitare che gli Stati membri abbiano una relazione speciale” con Pechino, “poiché questa è una scelta sovrana” di ciascun Paese. In precedenza, l’eurodeputata della Lega Gianna Gancia aveva chiesto all’Europa di valutare eventuali sanzioni alla Cina, dopo gli ultimi sviluppi a Hong Kong.

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