Ecco come i robot si faranno strada nelle profondità degli oceani e sostituiranno gli umani nella ricerca

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Jess Hanham, co-fondatore di “Spectrum Offshore”, una società di sondaggi marittimi che lavora nell’estuario del Tamigi e che si occupa di tutti i tipi di rilevamenti marini, ha affermato più volte che è molto comune trovare delle bombe inesplose nei fondali. In questi anni di ricerche sono state perlustrate delle zone che in passato hanno rappresentato i maggiori centri di scontro durante la seconda guerra mondiale.

La ricerca marina viene svolta da squadre che escono sulle barche, raccolgono i dati e li riportano per l’analisi. Solitamente queste spedizioni coinvolgono una nave relativamente piccola con due membri dell’equipaggio, un geometra e il suo kit. Ma i progetti di ispezione più complessi possono coinvolgere anche barche molto più grandi, con dozzine di membri dell’equipaggio, che costano in media 100.000 sterline al giorno, mentre l’attrezzatura del sensore varia a seconda del lavoro.

Il maltempo può interrompere il lavoro e rendere la vita scomoda. “Mi sono trovato immerso in mare quando era forza nove e forza 10 e non sono bei posti dove lavorare”, dice Brian Allen, amministratore delegato di “Rovco”La sua azienda è una delle tante che cercano di rivoluzionare quel mercato utilizzando sistemi di intelligenza artificiale. Vedono un futuro in cui i robot sottomarini, noti come veicoli subacquei autonomi, saranno in grado di svolgere il lavoro di rilevamento senza molta supervisione umana e inviare i dati in ufficio.

Rovco, con sede a Bristol, sta lavorando su elementi chiave della tecnologia e ha addestrato un sistema di intelligenza artificiale a riconoscere gli oggetti sul fondo del mare in base ai dati raccolti, un processo che ha richiesto quattro anni. Questa grande novità ci indica che i dati non devono essere analizzati necessariamente da un essere umano sulla nave o riportati a riva per la valutazione: “Senza intelligenza artificiale i robot subacquei autonomi sono piuttosto stupidi, poiché sono in grado di seguire un filo logico solamente quando sono preprogrammati. Consentire ai robot di analizzare i dati in tempo reale significa che questi ultimi possano anche essere in grado di fare altre cose”.

Per alcuni lavori, come lo smantellamento di infrastrutture sottomarine di petrolio e gas, gli ingegneri devono conoscere le dimensioni e le posizioni esatte delle apparecchiature. Per svolgere questo lavoro, Rovco ha anche sviluppato un sistema di visione che produce mappe accurate delle infrastrutture sottomarine. Il sistema genera una nuvola 3D di singoli punti dati, un formato utilizzato nei software di modellazione come CAD e dopo aver combinato i punti con le immagini delle telecamera riesce ad eseguire una ricostruzione 3D realistica.

Jake Tompkins, amministratore delegato della Modus, con sede nel Regno Unito, che possiede una flotta di 12 veicoli sottomarini senza pilota, sta per iniziare un programma biennale con la Durham University per sviluppare un sistema di controllo dell’intelligenza artificiale che consentirebbe ad alcuni dei suoi veicoli sottomarini di riconoscere la loro posizione durante un’indagine.

Tompkins afferma che la combinazione con Durham è un modo molto efficiente per sviluppare la tecnologia, perché hanno già sistemi di intelligenza artificiale comprovati per le industrie automobilistiche e aerospaziali. L’utilizzo di robot sottomarini autonomi per sorvegliare il fondo del mare e ispezionare le strutture sottomarine rappresenterebbe un punto di svolta e dovrebbe ridurre significativamente i costi. “Penso che siamo probabilmente a circa due anni dal primo dispiegamento commerciale di veicoli autonomi residenti sul campo perché è questa la direzione che stiamo prendendo”, afferma Tompkins. La sua azienda sta attualmente lavorando su modi per mantenere carichi i robot mentre sono in mare e su una tecnologia che consenta loro di restituire i dati.

Secondo Søren Lassen, responsabile della ricerca eolica offshore presso la società di consulenza Wood Mackenzie, si prevede che nel prossimo decennio il mercato eolico offshore vedrà una crescita “piuttosto straordinaria”. Al momento solo sei paesi hanno un’industria eolica offshore su scala commerciale. Tra 10 anni, prevede che 20 paesi entreranno a far parte di quel club.

L’anno scorso 29 gigawatt di capacità eolica offshore sono stati collegati alle reti elettriche di tutto il mondo. Nel 2029 Wood Mackenzie prevede che il numero raggiungerà i 180 gigawatt. Ciò comporterà la costruzione di migliaia di turbine eoliche e migliaia di chilometri di cavi per collegare quei parchi eolici e tutto ciò richiederà i servizi di esperti subacquei.

Entro il 2029, gran parte di quel lavoro in mare potrebbe essere svolto da sistemi autonomi, con gli esseri umani in ufficio. Jess Hanham manterrà la sua attività aggiornata con le ultime tecnologie, ma teme che il lavoro possa diventare meno gratificante. “Rimanere chiuso in ufficio è una cosa che odio, mentre uscire, fare sondaggi e tornare con la curiosità di analizzare i risultati è un lavoro che ti dà più stimoli, mi piace moltissimo. Se dovessimo perdere tutto ciò sarebbe un vero peccato”.

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1 Commento

  1. Poveri Illusi, basta Una Tempesta Solare o un Attacco Hacker per Distruggere le Tecnologie e Robot Inutili, comunque non c’è da Scherzare, purtroppo non mi Ascoltano, Allora PEGGIO PER VOI! I Robot non è Tutto Nella Vita è Possibile Fermare il Progresso, una Tempesta Solare dura almeno 10 Anni, MAGARI SE ACCADESSE, così potremo Riflettere Tutti, CONVERTITEVI A GESU’ Cristo o PERIRETE TUTTI! Gesù Cristo è l’Arma Molto più Potente che vi farà Tremare TUTTI! Inoltre tutta questa Tecnologia è molto Inquinante, Ve lo Assicuro La Natura è molto più Potente di Noi! HA! Riflettete! Riflettete! Riflettete!

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