Processo Floyd, la testimonianza di Genevieve Hansen

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Il prossimo mercoledì un pompiere di Minneapolis tornerà a testimoniare in tribunale in occasione del processo contro l’agente di polizia licenziato e accusato della morte di George Floyd. L’uomo ha espresso grande frustrazione, poiché in quell’occasione gli è stato impedito di intervenire e di prestare il suo soccorso.

Durante l’ultima udienza, avvenuta lo scorso martedì, Genevieve Hansen, una dei tanti passanti che ha visto e sentito gridare l’agente Derek Chauvin mentre inchiodava Floyd a faccia in giù fuori da un minimarket lo scorso maggio, ha pianto mentre raccontava di come non fosse stata in grado di prestare soccorso a Floyd o dire alla polizia cosa fare.

“C’è stato un uomo che è stato ucciso. Sarei stata in grado di fornire cure mediche al meglio delle mie capacità. E a quest’uomo è stato negato questo diritto”. Hansen era tra i numerosi spettatori a testimoniare martedì su ciò che hanno visto della morte di Floyd lo scorso 25 maggio, manifestando frustrazione, rabbia e disperazione mentre imploravano Chauvin di staccargli il ginocchio dal collo.

Numerosi testimoni hanno fatto presente che Chauvin non sia stato commosso dalle loro suppliche, incluse quelle dell’adolescente che ha girato il video straziante dell’arresto che ha scatenato le proteste a livello mondiale. Chauvin ha continuato a inginocchiarsi su Floyd mentre il collega ufficiale Tou Thao ha trattenuto una folla di circa 15 persone, opponendosi anche quando Hansen si è identificata come un pompiere e ha supplicato ripetutamente di controllare il polso di Floyd.

Floyd è stato arrestato dopo essere stato accusato di aver tentato di far passare una banconota da 20 dollari contraffatta al minimarket. La morte di Floyd, insieme al video di uno spettatore in cui quest’ultimo dichiarava che non riusciva a respirare, ha innescato proteste violente in tutto il mondo, con la tematica centrale legata al razzismo e alla brutalità della polizia negli Stati Uniti e non solo.

L’accusa più grave contro Chauvin parla di 40 anni di carcere. La difesa ha sostenuto che l’agente ha fatto ciò che il suo addestramento gli ha detto di fare e che la morte di Floyd non è stata causata dall’ufficiale ma da una combinazione di droghe, malattie cardiache, ipertensione e adrenalina. In questa ultima seduta l’accusa ha chiesto a più testimoni di descrivere il loro orrore per ciò che hanno visto, rafforzando la testimonianza con più video, alcuni dei quali non erano mai stati visti prima.

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