
Uno studio dellâIstituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibcn) ha dimostrato per la prima volta come lâassenza di ciclina D3, proteina che presiede e regola il ciclo cellulare, sia in grado di influenzare la fisiologia dei muscoli. In particolare, oltre alla sua fondamentale funzione di controllo della proliferazione delle cellule muscolari, la proteina svolge un ruolo cruciale nella regolazione dellâespressione di geni selettivi per specifiche fibre muscolari. Lo studio è pubblicato su Scientific Reports.
âGli animali che mancano del tutto della ciclina D3 presentano un aumento significativo di fibre muscolari che si contraggono lentamente, cioè quelle specializzate nel lavoro muscolare di tipo aerobico e resistenti allâaffaticamento. Le fibre di questo tipo consentono di sostenere attivitĂ e sforzi duraturi e prolungati nel tempo, come una corsa su lunghe distanze. Lâassenza della proteina permette a queste fibre di âoccupare il postoâ di quelle che si contraggono rapidamente, specializzate invece nel lavoro muscolare ad alta intensitĂ e forza ma bassa resistenza alla faticaâ, spiega Roberto Coccurello del Cnr-Ibcn.
Lâassenza di un solo gene regolatore è in grado di rimodellare la composizione delle fibre dei muscoli, facendo prevalere quelle che si contraggono lentamente su quelle che si contraggono rapidamente, e dunque anche di modificare il lavoro muscolare. âGli animali che mancano di ciclina D3 mostrano, per esempio, una maggior capacitĂ di sostenere una corsa di lunga durata e resistenza allâaffaticamento. Sono anche in grado di consumare piĂš energia sotto forma di calorie, indipendentemente dalla loro attivitĂ fisicaâ, sottolinea Maurizia Caruso del Cnr-Ibcn.
La cicline sono una famiglia di proteine che intervengono nella regolazione del ciclo di divisione cellulare; possono essere attivate da fattori âesterniâ come fattori di crescita, nutrienti o ormoni e possono intervenire anche sul metabolismo cellulare. âLa ciclina D3 può promuovere lâadipogenesi, cioè indurre la formazione di nuovo tessuto adiposo, ma anche regolare lâefficienza delle cellule pancreatiche che presiedono al rilascio di insulina. Con questo lavoro scientifico, aggiungiamo una tessera a questo mosaico conoscitivo dimostrando che la ciclina D3 può inibire fattori trascrizionali che promuovono lo sviluppo di fibre muscolari a contrazione lenta e metabolismo ossidativoâ, prosegue Caruso. Tuttavia, ciò non deve lasciar credere che si possa resistere maggiormente alla fatica inibendo lâespressione di questa proteina. âLa concomitante riduzione delle fibre a contrazione rapida indurrebbe gravi deficit motori e patologie muscoloscheletriche, come la sarcopenia; inoltre, unâalterazione nellâespressione di ciclina D3 potrebbe avere un effetto estremamente deleterio sulla proliferazione di alcuni tipi cellulariâ, conclude Coccurello. âInfatti, una maggiore resistenza allâaffaticamento muscolare non può e non deve esser raggiunta compromettendo altre funzioni, come in particolare lâequilibrio con le fibre muscolari a contrazione rapida necessarie a sostenere sforzi rapidi e intensiâ.
Questa ricerca sperimentale dimostra il ruolo essenziale della ciclina D3 nel coordinamento della regolazione della tipologia delle fibre muscolari e la loro specializzazione ma anche come, sopprimendo lâespressione di questo gene regolatore, si possa alterare direttamente lâintero metabolismo corporeo.