L’educazione del bambino ai tempi di oggi

Consulenza del dott. Sergio Audenino, Psicoterapeuta, Assistente Universitario, Membro Scuola Psicoanalitica

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Genva – La Società oggi, evidenzia un profondo cambiamento rispetto pochi anni orsono.
Appare quasi una corsa nel voler “trattare” da grandi già bambini di pochi anni. E questo principalmente in famiglia.

Esistono diverse fasi nella vita e prima di divenire adulti.
Si può tranquillamente constatare che il periodo tipico dell’infanzia non ha le dovute regole necessarie per un accrescimento regolare.
Il precoce avvicinamento a cellulari, programmi in televisione e altro contribuiscono a questo.
Il comportamento più consono suggerisce di usare più tempo di ascolto e minori ammonizioni. Osservazioni seguite dal dialogo e ascolto curioso e disincantato.
La dimensione formativa suggerisce atteggiamenti di ascolto e già dal periodo dell’asilo.
Le regole sono necessarie e importanti, specie in un mondo privo di regole.
Ma sono quanto mai necessarie. Non rigide ma come indicazione nel comportamento con gli altri. Le regole non vanno imposte ma proposte, sono indispensabili per la crescita.

Il bambino può sbagliare ma anche correggersi da solo .

E’ importante riflettere sull’uso della televisione: stabilendo che la tv non è la baby sitter. Il bambino, di fronte a essa, è in ipnosi e in disimpegno. Passivo.
La Tv si pone senza limiti e regole comportamentali.
Spesso il bambino non comprende le richieste dell’adulto.
E’ necessario educarlo pazientemente, dopo averlo guardato e ascoltato.
Quanto assecondarlo?
In parte e frenandolo. E’ importante trasmettere il valore della rinuncia.
Non concedere tutto e sempre, osservando  e lasciando qualche suo desiderio .
Molto importante è il lasciarlo libero di esprimersi, ma usare dei no, che sono preziosi quanto il sì.
Verso i 10 ani inizia il periodo della preadolescenza e l’impegno comportamentale in famiglia e nella società .
La scuola è un momento essenziale per l’incontro con altri ragazzi.
Vi sono, però, alcune cose da modificare, nella scuola: occorre trovare un’equilibrio tra lo svolgimento del programma e il coinvolgimento e l’interesse dell’alunno, capendo il suo stato.
Emerge nettamente l’incapacità di ascolto: inducendo gli insegnanti a chiedersi che cosa pensa il bambino e che cosa ha recepito.
E’ necessario, poi, non porre il bambino al centro della famiglia (come già afferma da tempo il Prof Crepet, psichiatra).
Il bambino è “contemplativo” nella famiglia e in casa vi sono numerose sollecitazioni.
La società è irta di pericoli e stimolazioni errate per i bambini.
Ciò comporta un continuo controllo, con discrezione, permettendogli di esprimersi e confrontarsi.
Questo risulta quanto mai necessario fino al raggiungimento di una sufficiente maturità in età più matura.

Luisa  Costa
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