Il calciatore francese Samir Nasri, 31 anni a giugno, è stato squalificato per 6 mesi dall’Uefa per “violazione delle regole antidoping”.
La vicenda risale alla stagione scorsa, quando l’attaccante giocava nel Siviglia: l’inchiesta, infatti, è partita proprio dall’Agenzia Antidoping spagnola. Nel 2016 Nasri si ammalò, vomitando spesso, e si recò in una clinica di Los Angeles, dove si è sottoposto ad un trattamento endovenoso di vitamine, pratica proibita dall’Agenzia mondiale antidoping. A meno di non possedere un certificato medico. Questa, almeno, la versione ufficiale. Altri siti, invece, hanno parlato di “autotrasfusione” a scopo terapeutico, o addirittura di “autoemotrasfusione”, pratiche altrettanto vietate.
Stella cadente
Classe 1987, cresciuto nel vivaio del Marsiglia, poi stella luminosa all’Arsenal e al Manchester City e stella cadente al Siviglia e all’Antalyaspor, in Turchia, Nasri è sempre stato – almeno da dieci anni a questo parte – il “genio e sregolatezza” del calcio francese, talento in quantità proporzionale al suo carattere spigoloso (ha rinunciato alla nazionale per contrasti con il ct Didier Deschamps).
Nasri rischiava fino a quattro anni di stop. Gli è andata tutto sommato bene. Dalla prossima stagione potrà tornare in campo. Se troverà estimatori.
Il profilo Twitter di Nasri è “dormiente” da parecchie settimane. Ma di lui si parla molto sui social.