La morte di Marco SIMONCELLI.

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Gentili Signori,

davvero oggi non potrei usare termine diverso da “carneficina maschile” per descrivere ciò che è successo a Marco Simoncelli, per descrivere la morte annunciata dell’ennesimo giovane maschio in TV. Auto, moto, boxe, e molto altro.. un tempo l’uomo almeno moriva (e non era bello) per salvare migliaia di altre vite.. oggi muore per mettere in posa mattoni e tegole (1000/anno le morti bianche, 99% maschili), o per lo show business tv, sportivo, o per mille altri insulsi e assurdi motivi.

E non può essere altrimenti in una società dove ANCORA si spinge buona parte dei maschi a fare e praticare condotte di vita spregiudicate e pericolose.. con la promessa (o la minaccia, oppressiva) che altrimenti non si diventa “uomini”. E allora padri che pompano i figli, madri che riversano ossessioni ed aspettative, famiglia e società retrograde che ANCORA dipingono come “ganzi” i modelli di coloro che rischiano la vita: più ti avvicini alla morte più sei uomo! Che follia!!

Dobbiamo rifondare questa società su valori diversi: pace, armonia, lungimiranza. Non crescere bambini e ragazzi maschi come vittime sacrificali.

Ieri su Canale 5 (14:00 circa) ho sentito dire dal presidente dell’osservatorio dei diritti dei minori riguardo alla morte di Marco “ci sta.. sono competizioni sportive”. Ecco, è proprio questa la disgrazia, sono i padri, le madri, gli enti di tutela, le tv e lo stato, a dire che in fondo va bene, che in fondo l’uomo ANCORA è ritenuto “elemento sacrificabile” e che è così che deve continuare.

Ma io non ci sto. Io dico che siamo noi adulti e adulte, noi società cinica e ipocrita, senza più valori e anima, a mandare a morte i nostri figli, giovani ragazzi, giovani uomini, in realtà bambini mai cresciuti, perché a noi ha fatto comodo così.

In fede

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