
WASHINGTON DC – La recente sospensione del programma televisivo Jimmy Kimmel Live! ha riacceso il dibattito sulla libertà di espressione negli Stati Uniti, sollevando questioni delicate sul ruolo dei media e sull’influenza politica sulle emittenti televisive. Il 15 settembre, durante una puntata del suo show, il conduttore Jimmy Kimmel ha commentato l’assassinio dell’attivista conservatore Charlie Kirk, affermando che il sospetto assassino “era motivato dall’odio coltivato dalla retorica dell’amministrazione Trump e dai suoi alleati politici”.
Kimmel ha inoltre utilizzato un’immagine ironica per descrivere il clima politico: “È come dare un pesciolino rosso in una boccia e aspettarsi che non muoia di noia“, riferendosi al modo in cui le politiche e i discorsi estremi alimentano frustrazione e radicalizzazione tra alcune persone. Ha aggiunto che “quando i leader parlano in termini così divisivi, non sorprende che alcuni portino le cose all’estremo”. Queste dichiarazioni hanno suscitato immediata indignazione tra i sostenitori del presidente e hanno attirato l’attenzione della Federal Communications Commission (FCC).
La sospensione di Kimmel
Il 17 settembre, ABC ha annunciato la sospensione “indefinita” di Jimmy Kimmel Live!, decisione arrivata dopo le pressioni di Brendan Carr, presidente della FCC (Federal Communications Commission) nominato da Trump. Carr aveva suggerito che le emittenti televisive avrebbero dovuto rivedere la trasmissione del programma e, in un podcast con il commentatore conservatore Benny Johnson, aveva dichiarato: “Possiamo farlo nel modo facile o nel modo difficile.” La rete ha quindi deciso di sospendere lo show, generando reazioni immediate e contrastanti nel panorama politico e mediatico.
Trump e le dichiarazioni alla stampa
Il presidente Donald Trump ha commentato la vicenda durante una conferenza stampa a bordo dell’Air Force One durante il suo viaggio di ritorno da Londra, definendo la decisione “una grande notizia per l’America” e aggiungendo che Kimmel era stato “licenziato” per “scarso talento” e “bassi ascolti”, affermando che “avrebbero dovuto licenziarlo molto tempo fa”. Trump ha anche suggerito che le emittenti critiche nei suoi confronti dovrebbero vedersi revocare le licenze di trasmissione, accusandole di essere “un braccio del Partito Democratico”.
La reazione dei Democratici
I leader democratici hanno immediatamente criticato la FCC, accusando l’agenzia di abuso di potere e chiedendo maggiori tutele per la libertà di espressione. Hakeem Jeffries, leader della minoranza alla Camera, ha dichiarato: “Carr ha disonorato l’ufficio che ricopre intimidendo ABC e costringendo l’azienda a piegarsi all’amministrazione Trump.”
Anche Chuck Schumer, leader della minoranza al Senato, ha chiesto le dimissioni di Carr, sottolineando i rischi di creare un pericoloso precedente sulla libertà dei media. Figure di spicco del mondo della stampa e conduttori storici come David Letterman hanno definito la vicenda “un attacco diretto alla libertà di parola”.
Il ruolo di Barack Obama
L’ex presidente Barack Obama è intervenuto sulla vicenda, evidenziando come la sospensione di Kimmel rappresenti un nuovo livello di coercizione politica nei confronti dei media. In un post su X, Obama ha definito l’episodio “un allarmante attacco al Primo Emendamento”, aggiungendo che “l’attuale amministrazione ha minacciato regolarmente azioni normative contro le società di media a meno che non silenzino o licenzino giornalisti e commentatori che non le piacciono. Le emittenti devono resistere a queste pressioni piuttosto che cedere ad esse.”
Obama aveva già commentato l’uccisione di Charlie Kirk durante un forum in Pennsylvania, affermando che, pur condannando l’assassinio, gli americani devono essere liberi di criticare le opinioni del fondatore di Turning Point USA. Il post dell’ex presidente è arrivato poche ore dopo che Disney aveva annunciato la sospensione di Kimmel, collegandosi anche alla vicenda del licenziamento di Karen Attiah al Washington Post, per la quale Obama ha sottolineato l’importanza della libertà di espressione.
Il dibattito sulla libertà di stampa
Il caso di Jimmy Kimmel ha acceso un dibattito più ampio sullo stato del discorso politico negli Stati Uniti e sull’indipendenza delle reti televisive. Mentre alcuni vedono nella sospensione una risposta legittima a contenuti controversi, altri la considerano un pericoloso precedente che minaccia la libertà di stampa e l’autonomia dei media.
Il confronto tra politica e media negli Stati Uniti è destinato a intensificarsi nei prossimi mesi, con possibili conseguenze sul Primo Emendamento e sul ruolo dei media nella società americana.


