Sistemi giudiziari, Italia in chiaroscuro

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Londra – Il 25 ottobre ricorre la giornata europea per una giustizia civile più vicina ai cittadini. In occasione della Conferenza europea dei ministri della Giustizia è stato presentato a Vienna il nuovo rapporto della Cepej-CoE (Commissione europea per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa) sulla valutazione dei sistemi giudiziari in 46 dei 47 stati membri del Consiglio d’Europa. I dati quantitativi e qualitativi, riferiti all’anno 2010, mettono a confronto budget, organizzazione della giurisdizione, flussi e durata dei procedimenti, patrocini gratuiti a spese dello Stato.

“Per l’Italia, si confermano i gravi problemi dovuti all’eccessiva durata dei procedimenti, ma si individuano anche segnali di miglioramento”, osserva Marco Velicogna dell’Istituto di ricerca sui sistemi giudiziari del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Irsig-Cnr), che ha collaborato all’analisi e alla redazione del rapporto Cepej. “Rispetto alla rilevazione precedente del 2008 si sono ridotte del 16% le cause sopravvenute in primo grado, mentre aumentano del 5% i procedimenti giunti a conclusione presso tribunali e giudici di pace e si registra un lieve calo (-3%) dei procedimenti pendenti, che rimangono intorno all’imponente cifra di 4 milioni. Sempre in primo grado, migliora anche la durata media dei contenziosi civili, da 532 a 492 giorni: certamente ancora troppi, se paragonati ai 289 della Spagna, 279 della Francia e 184 della Germania, ma si tratta finalmente di una tendenza positiva. È ipotizzabile che questo cambio di tendenza sia in buona parte dovuto all’incremento del contributo erariale da versare per l’inizio della causa, ma è comunque un dato incoraggiante”.

Resta tuttavia pesante la situazione presso le corti d’appello. “Il settore penale registra un costante aumento nella durata dei procedimenti, con 998 giorni: 194 in più dal 2008 e ben 213 dal 2006. Peggiore ancora la situazione del civile dove le cause di secondo grado durano in media 1.267 giorni, oltre 3 anni”, sottolinea Velicogna. “Peggiora poi il tasso di definizione dei procedimenti, dall’87 all’82,7%, e quindi la capacità di affrontare l’arretrato. Sarà interessante verificare se i recenti interventi governativi in merito avranno effetti positivi”.

Anche presso le sezioni civili della Corte di Cassazione la situazione non migliora. “Occorrono mediamente 1.230 giorni per concludere un procedimento: 169 in più dal 2008. I casi pendenti, però, calano del 3%. Meglio le sezioni penali con una durata sui 240 giorni”, conclude il ricercatore dell’Irsig-Cnr. “Il tasso di definizione dei procedimenti resta troppo basso ma, nonostante il taglio di circa 16 milioni di euro, il rapporto evidenzia i risultati positivi della crescente diffusione del Processo civile telematico”.

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