Strage di Viareggio, 11 anni dopo il commovente ricordo di una sopravvissuta

Caterina Puzello quella sera era li. La sua testimonianza descrive meglio di qualsiasi articolo quanto accaduto alle persone, non solo nel fisico ma anche nella loro anima. Non dimentichiamo la Strage di Viareggio del 29 giugno 2009. E cerchiamo giustizia.

0
2270

Londra – La prima immagine di quella notte , vedo perfino la mia macchina prima che si sciogliesse, su quel balcone sotto shock pensavamo fosse solo quel tir ad aver preso fuoco…di lì a poco il silenzio assordante che per qualche istante aveva preso il posto di quei boati si è trasformato in urla infernali di dolore per chi è stato avvolto dalle fiamme; sirene sirene e urla e tanta tanta impotenza.

Mi vedo ferma sull’uscio pietrificata non capisco, istanti in cui cerco una ragione a ciò‘ che vedo ma non c’è.
Perche’ mai avrei dovuto pensare che fosse scoppiato un treno?

Vedo gente sfigurata dalle fiamme che in tutti i modi cerca aiuto le urla di quella notte non si dimenticano, sono potenti.
Non dimentico l’urlo disperato di chi mi ha chiesto aiuto e per il quale non ho potuto far nulla.
Da lì in poi il senso di colpa ha preso il sopravvento, io vivo e 32 persone innocenti quella notte sono state inghiottite dalle fiamme di una maledetta cisterna.
Tante volte mi sono chiesta perché non io, perché quei bimbi, era davvero la loro ora ?

E’ dura, e‘ stata dura e so’ bene che tutto ciò non mi abbandonerà mai.

Il 29 Giugno 2009 ha cambiato la percezione della vita questo è un dato di fatto.

23:48 del 29.06.2009 dopo un week end tra abbracci e amici, si va incontro ad uno strano destino.

Avevamo deciso di non rientrare all‘Isola d’Elba tornando da Roma, ma di proseguire per Viareggio e dopo un doccia e due chiacchiere ci si mette a letto, poteva essere l’ultima buona notte e lo sarebbe stata se non avessimo chiuso i doppi vetri, nel parco c’era chi festeggiava un ricongiungimento familiare.

Da lì a poco un primo boato un odore di gas soffocante, il tempo di sobbalzare dal letto e giù altre due esplosioni sembrava dovesse caderci addosso la casa.

Muti senza fiatare ci si affaccia dal lato dell’Aurelia e ci si trova sopra a questo tir la scena e ‘ raccapricciante , l’autista cerca di l‘liberarsi disperatamente dalle fiamme, in silenzio senza fiatare ci dirigiamo dall’altro lato della casa quelli verso la Via Ponchielli e li le fiamme superano i tetti, la nostra casa in mezzo.

Che si fa? Si scappa!

Tempo di scendere giù mi ritrovo da sola sull’uscio di casa e non vedo più quello che era all’epoca il mio compagno, Federico Parrini, ma resto impietrita dalle urla di un uomo nudo e completamente bruciato, riesco a vedere solo i denti bianchissimi e mi urla chiedendomi dell‘acqua e scappa via urlando dal dolore, di fronte a casa i miei vicini di casa che provano a spegnere le fiamme che pervadano i loro corpi, prevalentemente le gambe ed in tutto questo caos surreale io non reagisco non capisco, sono gelata,vengo disincantata da un braccio che mi tira via mi fa scappare da lì.

Si ma dove andiamo? Qui c’è fuoco ovunque.

Davanti a noi una coppia irriconoscibile che dice: certo e‘ andata bene vero amo’?

Sono sempre più sotto shock, ma come è ‘ andata bene?
Nemmeno i capelli hanno più nudi si buttano atterra e cominciano a urlare, erano devastati dalle ustioni.

Mentre scappiamo urlo a chi incrocio di chiamare qualcuno, si perché era strano che ancora non vi erano i soccorsi, mi viene risposto :
– ho chiamato tutti ma ancora non arrivano

Si va in giù e dopo poco riverso a bordo di un marciapiede un uomo che aveva provato a salvarsi e non c’è l’ha fatta.

Scenario apocalittico, lo scoppio delle auto parcheggiate lungo la via, il buio e le mille sirene e noi accanto alla jeep dei pompieri ad ascoltare quel che succedeva, non sapevamo cosa fare dove andare.

L’aria e‘ soffocante non si respira e‘ come avere un phon piantato nella gola.
Di seguito abbiamo scoperto cosa ha comportato di danni a livello polmonare tutto quel calore.

Arrivano gli sciacalli pronti a immortalare l’ultimo respiro di una vittima, per fortuna qualcuno gli sferra un calcio per mandarlo via, come si può pensare di fare una cosa del genere in un momento così tragico spettacolarizzare il dolore?

Si vaga intorno a casa senza meta, qualcuno si preoccupa di dare un paio di scarpe ed una maglia a Fede che era scappato a torso nudo e senza scarpe non abbiamo avuto il tempo di vestirci, lasciando casa aperta senza nemmeno un telefono per chiedere aiuto per avvisare qualcuno che venisse a prenderci e ci portasse via da quell‘inferno.

C’è chi è morto di paura quella notte, e’ Maria il cuore non ha retto allo spavento.

Il mattino seguente con l’aiuto di un vigile del fuoco riusciamo ad entrare in casa per recuperare almeno un telefono e qualche vestito.

“ voi eravate in quel letto ?” Si
“ qualcuno vi ha voluto bene “

Ma noi non ci rendevamo conto di nulla eravamo come imbambolati

Ecco questo è una parte di quello che accadde, quello che ho vissuto che abbiamo vissuto e che mi portò dentro da 11 anni.

Chiedo scusa se sono cruda nel racconto e’ la prima volta che mi espongo così.

Per tutto questo per le vite di quelle anime innocenti, strappate dalle fiamme nelle loro case, per tutti i familiari per una città squarciata dal dolore per tutto questo si chiede giustizia.

E come disse Marco lo scorso anno: “Stateci vicino , da soli non c’è la facciamo.”

La paura si è trasformata in coraggio.
L’ immobilismo in mobilitazione.
Oltre allo spirito del Natale raccontate quello del 29 Giugno.

Strage di Viareggio 172 udienze, 2 gradi di giudizio, 2 reati prescritti: incendio e lesioni colpose gravi e gravissime.
Su quelli di disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo e’ attesa per l’estate la Cassazione.
Ma se cadesse l’aggravante dell’incidente sul lavoro anche questi reati sarebbero prescritti lasciando senza giustizia 32 vittime.
A contrastare l’aggravante sono Mario Moretti, Michele Mario Elia, e Vincenzo Soprano tutti condannati a 6 e 7 anni di reclusione per la strage.

23:48 29.06 2009 – 23:48 29.06.2020: le sirene di quella notte urlano più che mai e chiedono giustizia.

Kate Puzello

#noinondimentichiamo
#noallaprescrizione
#ilmondochevorrei
#viareggionondimemtica

Articolo precedente“Ripartenza” o “Rinascimento”? Le politiche del turismo oltre l’emergenza
Prossimo articoloLifesize migliora l'integrazione con Microsoft Teams e altre piattaforme di collaborazione video

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here