Usa 2024, processo Trump: per l’accusa è più di uno scandalo sessuale

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Tribunale di New York - Foto di Stefano Scibilia

RICHMOND (VA) – Prosegue il processo a New York a carico dell’ex presidente Donald Trump. Secondo quanto sostenuto dall’accusa durante le dichiarazioni di apertura avvenute ieri, questo non si tratta semplicemente di uno scandalo sessuale ma di un tentativo di creare uno schema in grado di interferire sul voto del 2016, anno in cui il tycoon è riuscito ad ottenere il mandato alla Casa Bianca.

Secondo l’accusa Trump ha impedito agli elettori di accedere ad informazioni che avrebbero potuto nuocere politicamente alla campagna elettorale del 2016. Nei 34 capi d’accusa del processo di New York il magnate risulta accusato di aver pagato in nero con 130mila dollari la pornostar Stormy Daniels per comprare il suo silenzio su una relazione risalente al 2006. Quell’anno Trump era già sposato con Melania e lei era in attesa del figlio Baron.

Per difendersi dall’accusa i legali di Trump hanno sostenuto che influenzare il voto è una strategia che fa parte della democrazia e che per questo motivo Donald Trump non avrebbe commesso alcun reato nel compiere tale gesto. Uno degli avvocati del magnate ha sostenuto che “non c’è niente di sbagliato nel cercare di influenzare un’elezione. Si chiama democrazia”.

Dopo le dichiarazioni di apertura il processo prosegue oggi con una nuova udienza e secondo le prime previsioni dovrebbe giungere alla conclusione nel mese di giugno. La sentenza finale giocherà inevitabilmente un ruolo importante in vista delle elezioni Usa 2024, poiché determinerà se Trump arriverà all’Election Day del 5 novembre da “criminale condannato”.

Durante l’udienza di ieri è stata inoltre fatta una ricostruzione dei fatti da parte dei procuratori, secondo cui la cospirazione sarebbe iniziata poco dopo che Trump aveva annunciato la sua candidatura nel 2015. In vista delle elezioni dell’anno successivo Trump, insieme all’avvocato Michael Cohen e l’editore David Pecker (ex presidente della società che possiede il settimanale National Enquirer) avrebbero “deciso di nascondere le informazioni negative sul magnate per aiutarlo ad essere eletto”, insabbiando così la relazione con la pornostar Stormy Daniels.

Al termine dell’udienza di ieri, l’ex presidente si è rivolto nuovamente in modo critico nei confronti delle autorità di New York per la scelta di schierare forze di polizia ingenti fuori dal tribunale, piuttosto che “difendere gli studenti ebrei” dalle proteste alla Columbia University, dove ci sono manifestazioni pro-palestinesi.

In un post pubblicato sul suo social Truth, Donald Trump ha scritto: “Le proteste pro-palestinesi hanno causato la chiusura dell’Università. Qui intorno al Palazzo di Giustizia, nel centro di Manhattan, ci sono agenti ovunque. Perché non mandarne alcuni alla Columbia per proteggere gli studenti ebrei e gli altri? L’Università non dovrebbe chiudere e i repubblicani vogliono il diritto di protestare davanti al Tribunale, come tutti gli altri!”.

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