Trump vede Zelensky e spinge per la pace in Ucraina: oggi a Mar-a-Lago anche Netanyahu

0
9

Il presidente americano Donald Trump tenta il rush finale per imprimere una svolta ai principali conflitti internazionali, dall’Ucraina al Medio Oriente. Pur ammettendo di non aver fissato una scadenza precisa, il presidente degli Stati Uniti si è detto convinto che Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin “vogliano un accordo” e che vi siano ormai le condizioni per raggiungerlo. «Siamo nelle fasi finali dei colloqui. O la guerra finirà o andrà avanti per molto tempo», ha dichiarato Trump dalla sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida.

La telefonata con Putin e il vertice con Zelensky

Poco prima di ricevere il presidente ucraino, Trump ha avuto una conversazione telefonica di oltre un’ora con Vladimir Putin, definita «buona e molto costruttiva». Il colloquio, avvenuto su richiesta della Casa Bianca, è stato giudicato «molto serio» dal presidente americano.

Secondo quanto riferito dal Cremlino, i due leader hanno concordato sul fatto che una tregua temporanea rischierebbe solo di prolungare le ostilità. «Per porre fine definitivamente al conflitto, Kiev deve assumere una decisione politica coraggiosa e responsabile sul Donbass», ha spiegato il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov, annunciando nuovi contatti dopo l’incontro Trump-Zelensky.

A Mar-a-Lago, Zelensky è apparso disteso e collaborativo, segnando un cambio di clima rispetto allo scontro avvenuto a febbraio nello Studio Ovale. Trump lo ha definito “coraggioso”, mentre il leader ucraino ha confermato che “il 90% del piano di pace in 20 punti è pronto”.

I nodi ancora irrisolti del piano di pace

Resta però aperto l’ultimo, delicato 10% del negoziato. Sul tavolo ci sono le questioni territoriali, il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia e soprattutto le garanzie di sicurezza per Kiev.

Su questo punto Trump ha rassicurato: «Ci sarà un accordo di sicurezza solido. Le nazioni europee sono coinvolte». Il presidente americano ha definito «fantastici» i leader europei, già informati degli sviluppi, mentre Zelensky aveva precedentemente consultato anche il Canada.

Il Cremlino continua a insistere sul ritiro completo delle forze ucraine dal Donbass, mentre Kiev spinge per un congelamento delle linee del fronte. Washington ha proposto una possibile zona economica speciale, ma restano molte incognite operative.

Mosca attacca l’Europa, Washington resta l’interlocutore chiave

Parallelamente, la Russia mantiene una linea dura verso l’Europa. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha definito gli europei «il principale ostacolo alla pace», mentre il negoziatore del Cremlino Kirill Dmitriev ha parlato di «un giorno importante nel cammino verso la pace».

Mosca, alle prese con un’economia di guerra sotto pressione per le sanzioni, preferisce dialogare direttamente con Trump, considerato un interlocutore strategico anche per possibili accordi economici futuri, sebbene le aziende americane restino scettiche su un ritorno in Russia.

Gaza, Trump incontra Netanyahu: tregua in bilico

Sul fronte mediorientale, Trump incontrerà oggi a Mar-a-Lago il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in un momento cruciale per il cessate il fuoco a Gaza promosso dagli Stati Uniti.

La tregua, avviata lo scorso ottobre, ha finora retto ma mostra segnali di rallentamento mentre si tenta di avviare una seconda fase molto più complessa. Trump punta a sfruttare il suo rapporto personale con Netanyahu per rilanciare il processo, mentre Israele viene accusato di procedere con cautela e di continuare operazioni militari.

La nuova fase del piano, approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, prevede la fine del controllo di Hamas su Gaza, la ricostruzione sotto supervisione internazionale, la creazione di una forza di sicurezza multinazionale e l’avvio di un percorso di normalizzazione tra Israele e il mondo arabo, con possibili prospettive per uno Stato palestinese.

Dossier aperti e diplomazia sotto pressione

Restano però forti divisioni su nodi cruciali: il disarmo di Hamas, il mandato della forza internazionale e la governance futura di Gaza. L’incontro Trump-Netanyahu potrebbe affrontare anche altri dossier regionali, a partire dall’Iran.

Molti nodi restano irrisolti e la riuscita della seconda fase dipenderà dalla capacità degli Stati Uniti di mediare tra posizioni ancora distanti. Aperture e concessioni, sia sul fronte ucraino che su quello mediorientale, sembrano ora mirare a rimettere la palla nel campo degli avversari e consolidare il ruolo centrale di Washington nei negoziati globali.

Articolo precedenteNormalizzare la glicemia dimezza il rischio di infarto

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here