Oggi sono cento giorni dal primo bombardamento in Libia. Un traguardo importante, di una guerra che fra favorevoli e contrari, sta tenendo banco negli ultimi mesi.
Come nel vicino Marocco, Tunisia ed Egitto anche la Libia ha visto rivolte contro il regime. Oggetto degli scontri Gheddafi, al potere dal 1977. Come in altri paesi in tensione ogni giorno manifestazioni di massa per chiedere riforme, spesso finite con arresti e vittime. Dopo pressioni da più parti della Comunità internazionale per il ritiro del Colonnello, e le guerriglie fra oppositori e sostenitori la sera del diciannove marzo scorso il primo attacco aereo della Francia. Seguono Gran Bretagna e un intervento navale degli Stati Uniti. L’Italia, nota per il baciamano del premier Silvio Berlusconi, prima concede le basi poi entra nella coalizione Nato. Nel panorama internazionale molte sono le voci fuori dal coro, come Germania, Cina e Russia.
Nei mesi seguenti, Brega, Ras Lanuf e e Bangasi sono le città al centro di interventi e scontri con i ribelli. Oggi ottimismi e dubbi rimangono. Viste le ultime offensive a Tripoli, fortino di sostenitori del governo, la posizione di Gheddafi sembra in bilico. I morti civili restano comunque ombre per molti osservatori e organizzazioni, prima di tutte la Nato. Intanto il tribunale dell’Aja convalida la richiesta di arresto per l’ex leader libico e il figlio Saif al-Islam.
il poblema dei ribelli armati è che in libia la maggioranza e con gheddafi
quindi le elezioi non sono a suo favore
sè ammazzano a gheddafi non si esclude una guerra civile
la migliore soluzzione è che gheddafi si dimetta e lasci il potere
ma’ gheddafi non vuole lasciare il potere in attesa
che la nato si stanchi di bombardare e accettare che gheddafi rimane
al potere in sequito accordi potitiche per risolvere il comblotto dalle due parti