Studio dimostra che la partnership pubblico-privato funziona

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La ventilazione meccanica non invasiva (NIV) a lungo termine ha l’obiettivo di migliorare le condizioni dei pazienti con insufficienza respiratoria cronica. La sua azione, che mira a ridurre i livelli di anidride carbonica, riduce le ri-ospedalizzazioni e la difficoltà respiratoria, aumentando la capacità di movimento dei pazienti e la loro qualità di vita.
Qualità di vita che in alcuni casi migliorerebbe ulteriormente se la NIV potesse essere avviata direttamente a domicilio, sotto sorveglianza di una équipe medica, senza una permanenza preliminare in ospedale.
In questo modo si andrebbe incontro anche alle esigenze del Sistema Sanitario che deve, da una parte fare i conti con la riduzione dei posti letto e del personale sanitario, dall’altra con l’aumento dei costi di ospedalizzazione. Insomma, la gestione a domicilio sarebbe una soluzione ottimale sotto molti punti vista. A ostacolarne la diffusione sono stati finora i problemi logistici e di organizzazione degli ospedali. Può la collaborazione con un provider privato superare questa barriera?
Per rispondere a questa domanda la UO di Pneumologia Riabilitativa degli Istituti Clinici Maugeri di Lumezzane (Bs) ha condotto uno studio pilota che ha coinvolto 19 pazienti con insufficienza respiratoria cronica, la maggior parte dei quali anziani con broncopneumopatia ostruttiva (BPCO) seguiti dall’homecare provider Vivisol. I risultati, pubblicati sulla rivista internazionale Healthcare, dimostrano da un lato che il monitoraggio del paziente a domicilio, organizzato da Vivisol, lo aiuta ad adattarsi efficacemente alla ventilazione non invasiva, dall’altro che tale modello è in grado di portare vantaggi per il Sistema Sanitario con una diminuzione del carico di lavoro del personale ospedaliero a fronte di un ruolo comunque centrale del medico nella gestione del paziente.
“Il nostro primo obiettivo è stato quello di stabilire la fattibilità di un percorso ibrido ospedale-provider privato per l’adattamento alla NIV e il successivo follow-up”, afferma Michele Vitacca, Direttore del dipartimento Pneumologia Riabilitativa degli Istituti Clinici Maugeri e primo autore dello studio. “Il secondo obiettivo è stato quello di valutare la risposta dei pazienti, con particolare attenzione alla capacità e aderenza al protocollo di adattamento a NIV, nonché i cambiamenti clinici e funzionali dopo 3 mesi”. In entrambi i casi le risposte sono state positive.
I ricercatori hanno sottolineato alcuni elementi cruciali per la buona riuscita del monitoraggio. Primo fra tutti l’arruolamento dei pazienti, che ha lo scopo di individuare i soggetti che maggiormente possono avvantaggiarsi di questo sistema. In secondo luogo, la necessità di un team multidisciplinare che coinvolga diverse professionalità, ognuna con un compito preciso. Infine, le caratteristiche del sistema di telemonitoraggio, che deve permettere di ricevere informazioni sulla aderenza alla terapia del paziente, sulle modalità di utilizzo della NIV e sulle potenziali complicanze. Tutti elementi rispettati nello studio, condotto in partnership con Vivisol, azienda leader nelle cure domiciliari.
È fondamentale che il controllo della gestione del paziente rimanga sempre in capo all’ospedale, anche se a fronte di un ridotto carico di lavoro da parte del personale sanitario. “La redistribuzione delle competenze tra ospedale e provider ha permesso un contributo bilanciato del totale tempo impiegato per l’adattamento della NIV e il suo monitoraggio, grazie al ruolo fondamentale giocato da un fisioterapista respiratorio del provider stesso. Durante l’intero studio, il team ospedaliero ha però mantenuto il coordinamento delle attività cliniche assistenziali svolte dal provider”, afferma Vitacca.
Il “change management” organizzativo permette quindi non di sostituire le attività sanitarie, ma di integrare i servizi con modalità tecnologicamente avanzate, all’avanguardia e altamente professionali.
Sul fronte dei pazienti, alla fine dei tre mesi di sperimentazione, sono stati registrati alti livelli di comfort con la ventilazione e una migliore qualità del sonno. In generale, i malati si sono dichiarati molto soddisfatti del servizio. “Questo modello di assistenza, accolto con favore da parte dei pazienti, ha il potenziale di mitigare gli oneri e i disagi legati all’ospedalizzazione, soprattutto per coloro che abitano in aree geografiche remote”, conclude Vitacca. “Sulla base di questo studio pilota, il modello ibrido ospedale-provider per l’adattamento della NIV e il follow up di 3 mesi ha dimostrato di essere fattibile, valido, affidabile e accettabile, e di portare a dei miglioramenti notevoli dal punto di vista funzionale e clinico”.

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