No al petrolio, Confindustria Chieti: “La nota dei vescovi è riproposizione di stereotipi appartenenti all’ambientalismo più conservatore e populista, carico di pregiudizi e chiuso al dialogo

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Londra – Non si è fatta attendere la risposta di Confindustria di Chieti alla nota della Ceam che aveva attaccato il settore dell’estrazione degli idrocarburi in Abruzzo.

Da una istituzione rispettabile ed autorevole come la CEAM è lecito attendersi valutazioni approfondite e documentate a favore della comunità che rappresenta: il recente attacco al settore delle produzioni energetichesi legge nella nota della Confindustria di Chieti – porta invece alla pedissequa riproposizione di stereotipi appartenenti all’ambientalismo più conservatore e populista, carico di pregiudizi e chiuso al dialogo.”

Se – prosegue la nota – si vuole difendere il territorio da aggressioni alla qualità dell’ambiente, delle acque, dell’aria, non è corretto farlo criminalizzando un intero settore e chiudendo gli occhi su altre realtà ben conosciute ma volutamente sottaciute: gli effetti letali su terra e acque di certi trattamenti chimici propri dell’agricoltura o di reflui degli allevamenti zootecnici, l’inefficienza dei sistemi di depurazione in mano pubblica che scaricano in mare e fiumi ogni inquinante, le emissioni incontrollate di attività stagionali sulle nostre coste, sono solo alcuni esempi contro cui però non si rivolge alcuna attenzione. Eppure non sarebbe lecito per questo criminalizzare il settore agricolo o quello turistico, in cui operano moltissime aziende serie e che danno produzioni e lavoro importantissimi per la nostra economia”.

La produzione di energia è attività lecita, legittima e necessaria, regolata da norme severe, tra le più rigide del mondo, sottoposta a continui controlli; le decine di aziende del settore petrolifero in Abruzzo – ha scritto l’Ing. Paolo Primavera, Presidente di Confindustria Chieti – impiegano tecnologie avanzate, operano con grande rispetto dell’ambiente, della salute pubblica e della sicurezza dei propri lavoratori cui assicurano occupazione stabile e di qualità, e danno inoltre lavoro ad un indotto locale di grande rilievo, per circa 5.000 addetti complessivi“.

La Strategia Energetica Nazionale – continua la nota – assegna un ruolo importante alla nostra regione, nel quadro di un potenziale di investimenti per 15 miliardi e 25.000 nuovi posti di lavoro, oltre al consolidamento dell’occupazione già esistente: l’Abruzzo può intercettare almeno il 10% di tali opportunità, con una risposta concreta alla fame di lavoro che attanaglia il territorio, e ricevendo ritorni economici (fiscalità locale, IRPEF, royalties, ecc…) in grado di alimentare investimenti nel settore turistico o delle infrastrutture o a sostegno delle piccole imprese, per cui oggi non vi sono risorse.

Quali sono stati in Abruzzo – si domanda Primavera – i segni distruttivi di una attività che esiste da oltre 75 anni (Alanno 1935 primo pozzo petrolifero italiano), che ha dato e continua a dare risorse energetiche al Paese, che ha creato un tessuto di imprese di alta qualità e presenza di multinazionali che si sono qui radicate, con investimenti e posti di lavoro?
Dove sono i danni prodotti al turismo o all’agricoltura o alla pesca? O questi settori scontano viceversa problemi le cui radici sono ben lontane dalla presenza di una industria di qualità (vedasi crisi turistica nella zona di Bomba)?

Confindustria è convinta che il territorio abruzzese deve essere tutelato e promosso, ma può e deve contemperare l’impiego di tutte le sue potenzialità economiche. Sosteniamo con convinzione e da protagonisti – dice Confindustria – i progetti che riguardano la Via Verde e la Costa Trabocchi, come lo sviluppo delle fonti rinnovabili e la Green Economy“.

Confindustria chiama al dialogo e invita ad un confronto pubblico, aperto e basato su elementi concreti e non su pregiudizi, tutte le componenti sociali, sindacali, politiche, economiche interessate alla questione energetica.

L’ambiente, la sicurezza, la qualità della vita sono patrimonio di tutti e non solo di pochi eletti. Solo pensando ad uno sviluppo integrato potremo portare la nostra Regione fuori dalle secche della crisi. Tutti i settori produttivi – conclude Confindustria – hanno la stessa dignità, e meritano rispetto, attenzione, e diritto di essere riconosciuti protagonisti della ripresa, contribuendovi con le proprie capacità e le proprie risorse. O le imprese e i lavoratori del settore energetico, già colpiti dalla crisi generale, dopo l’anatema devono attendersi anche la scomunica?

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