Usa 2024, Biden celebra l’80° anniversario del D-Day: il figlio Hunter “fumava crack ogni 20 minuti”

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RICHMOND (VA) – Nella giornata di oggi il presidente Joe Biden ha partecipato in Francia all’80° anniversario dello sbarco in Normandia. Accompagnato dalla first lady Jill è stato presente alle cerimonie in ricordo del D-Day, lo sbarco alleato del 6 giugno 1944 che fu l’inizio della liberazione dell’Europa dal nazismo. Il viaggio del presidente in Europa proseguirà nel fine settimana con una visita di Stato in Francia e un incontro bilaterale con il presidente Emmanuel Macron.

Intanto il processo al figlio del presidente Hunter è andato avanti per il terzo giorno consecutivo presso il tribunale federale di Wilmington, nel Delaware. L’accusa ai suoi danni è di aver acquistato e posseduto una pistola nonostante fosse dipendente da droghe e alcol. Rilevanti nella giornata di oggi sono state le testimonianze dell’ex moglie Kathleen Buhle e dell’ex fidanzata Zoe Kestan. La prima ha dichiarato di aver trovato sostanze stupefacenti nell’auto in più occasioni e ha sottolineato di aver scoperto la dipendenza dalla droga di Hunter nel 2015. La seconda invece ha affermato che “fumava crack ogni 20 minuti”.

Lo scopo della Procura nell’ambito del processo è quello di dimostrare che Hunter facesse ancora uso di droghe nel momento in cui acquistò la pistola nel 2018, ma allo stato attuale le dichiarazioni dell’ex moglie non sono sufficienti a provare questa tesi poiché il loro divorzio risale al 2016.

Nel corso dell’udienza è stato interrogato anche Gordon Cleveland, il commesso del negozio di armi dove Hunter acquistò la pistola. L’uomo ha affermato di aver visto il figlio del presidente rispondere “no” alla domanda legata al consumo di droghe illegali presente nel consueto modulo da compilare in America prima di acquistare un’arma.

Anche Trump in un’intervista rilasciata alla Fox ha parlato del processo ai danni del figlio di Biden: “Conosco le dipendenze, avevo un fratello maggiore alcolizzato che ha sofferto tantissimo. Capisco la famiglia, non solo ho perso un fratello ma anche tanti amici – ha affermato il magnate -. Io non ho mai bevuto in vita mia, se non bevi mai non avrai un problema”. Trump ha anche sottolineato “l’importanza di avere pene più severe contro i trafficanti di droga, fino alla pena di morte”.

Intanto nell’attesa che la Corte Suprema (composta in buona parte da giudici eletti da Trump) si pronunci sulla richiesta di immunità presentata dal magnate per i reati di cui è accusato mentre ricopriva la carica di presidente degli Stati Uniti, i processi a carico del tycoon sono inevitabilmente congelati. L’unico processo a rappresentare una eccezione è stato quello di New York poiché riguardava fatti risalenti ad un periodo precedente alla conquista della Casa Bianca.

In questo caso il verdetto dei 12 giurati del processo di New York ha sancito che Trump risulta colpevole di aver pagato in nero la pornostar Stormy Daniels con 130mila dollari per comprare il suo silenzio su una relazione sessuale risalente al 2006. In particolare secondo l’accusa è stato provato che Trump sia riuscito ad architettare uno schema con cui nascondere informazioni agli elettori nella campagna elettorale che lo portò a diventare il 45esimo presidente degli Stati Uniti. Sul tipo di condanna bisognerà attendere la sentenza del giudice del processo Juan Merchan, prevista per il prossimo 11 luglio.

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