Usa 2024, l’impatto della visita di Netanyahu sulle elezioni: diverbio Trump-Harris sui dibattiti

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RICHMOND (VA) – L’ex presidente Donald Trump e la neo candidata democratica in pectore Kamala Harris discutono sulle date del prossimo dibattito televisivo. Prima che il presidente Joe Biden si ritirasse dalla sua corsa alla Casa Bianca, era già stato fissato un dibattito il 10 settembre negli studi della Abc. Adesso la campagna del magnate ritiene che i precedenti accordi sul dibattito non possono essere finalizzati per via del “caos politico tra i democratici” e vorrebbero attendere che Kamala Harris diventi la candidata ufficiale in occasione della convention che si svolgerà a Chicago a fine agosto.

Dopo queste dichiarazioni Harris ha accusato Trump di “tirarsi indietro”, anche perché la nomination dell’attuale vicepresidente è solamente una formalità, dato che ha già acquisito la maggioranza dei delegati dopo l’endorsement di Biden. Inoltre la formalizzazione della nomination potrebbe addirittura arrivare già entro il 7 agosto, quindi con largo anticipo rispetto alla convention democratica, prevista il 19 agosto. Intanto si attende che Harris indichi anche il candidato vicepresidente.

Dal momento in cui Biden si è ritirato sono stati numerosi i sondaggi che si sono susseguiti per determinare un favorito tra Trump e Harris in quella che adesso è tutta un’altra campagna elettorale. Secondo l’ultimo rilevamento del Siena College per il New York Times, il tycoon sarebbe leggermente in vantaggio (48% a 47%). Entrambi i candidati alla Casa Bianca vengono da momenti favorevoli: Harris rappresenta la novità del momento ed è stata in grado di restituire nuova linfa ai democratici, che avevano smesso di credere in Biden, mentre Trump, dopo essere sopravvissuto all’attentato durante il comizio a Butler, Pennsylvania, è stato osannato come un martire “unto dal signore” nel corso della convention repubblicana di Milwaukee.

In questa settimana ad incombere pesantemente nella campagna elettorale di Usa 2024 è stata la visita del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha creato numerose divisioni a Washington, caratterizzate dalle violente manifestazioni pro-Palestina. Il giorno successivo al discorso del premier israeliano al Congresso, nella capitale degli Stati Uniti era già partita la conta dei danni. Netanyahu ha anche incontrato il presidente Biden alla Casa Bianca e la vice Kamala Harris, mentre oggi è previsto un bilaterale con Donald Trump in Florida.

Durante l’incontro con Netanyahu il presidente Biden ha insistito sulla tregua e la liberazione degli ostaggi, ma ciò che emerge ufficialmente dal confronto è un semplice ringraziamento da parte del leader israeliano per il sostegno militare degli Stati Uniti. Harris ha definito il confronto con Netanyahu come “franco e costruttivo”, ribadendo la necessità di un accordo che preveda il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi.

Non risulta affatto certo che la visita di Netanyahu a Washington conduca a radicali cambiamenti nel conflitto in Medio Oriente, ma è innegabile il ruolo centrale della politica estera statunitense in queste elezioni, perché i conflitti in corso hanno già creato uno spaccato sociale e culturale ben visibile alla luce del sole.

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