Scontro tra Stati Uniti e Colombia sui migranti: l’avvertimento della Casa Bianca alle altre nazioni

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WASHINGTON DC – Ad una settimana esatta dall’insediamento di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti sono numerosi i cambi di rotta rispetto alla precedente amministrazione: l’uscita dagli accordi di Parigi sul clima, le grazie agli assalitori di Capitol Hill e agli attivisti anti-aborto, l’aumento delle pressioni sui migranti, la volontà di eliminare la cittadinanza per nascita negli Usa e i dazi sono solamente alcuni dei temi su cui il magnate ha voluto lasciare immediatamente la sua impronta con provvedimenti tempestivi.

Le ultime notizie in merito alle decisioni del nuovo presidente arrivano direttamente dalla Casa Bianca e parlano di una vittoria nella resa dei conti con la Colombia sull’accettazione dei voli dei migranti colombiani deportati dagli Stati Uniti nella giornata di domenica. Poche ore prima Trump aveva minacciato tariffe elevate sulle importazioni e altre sanzioni al partner di lunga data degli Stati Uniti.

Nell’ultimo weekend Stati Uniti e la Colombia si sono scontrati sulla deportazione dei migranti e hanno imposto tariffe sui rispettivi beni. Si tratta di un chiaro segnale di ciò che potrebbe potenzialmente accadere nel caso in cui anche altri Paesi dovessero interferire nella politica di repressione dell’immigrazione illegale adottata dal presidente Trump già dal giorno del suo insediamento. La Casa Bianca ha presentato l’episodio come un avvertimento per le altre nazioni che potrebbero cercare di ostacolare i suoi piani.

In precedenza, il presidente degli Stati Uniti aveva ordinato restrizioni sui visti, tariffe del 25% su tutti i beni in arrivo dalla Colombia insieme ad altre misure di ritorsione innescate dalla decisione del presidente Gustavo Petro di respingere due aerei militari statunitensi diretti in Colombia che trasportavano migranti. Secondo quanto dichiarato dal presidente colombiano, Trump non avrebbe trattato gli immigrati con dignità durante la fase di deportazione.

Il tycoon ha replicato a queste affermazioni sostenendo che le misure erano necessarie perché la decisione di Petro “metteva a repentaglio” la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, bloccando i voli di espulsione: “Queste misure sono solo l’inizio – ha scritto Trump sul suo social Truth – Non permetteremo al governo colombiano di violare i suoi obblighi legali riguardo all’accettazione e al rimpatrio dei criminali che hanno costretto a entrare negli Stati Uniti”.

Karoline Leavitt, portavoce di Trump, ha dichiarato domenica sera che “il governo della Colombia ha accettato tutti i termini del presidente Trump, tra cui l’accettazione illimitata di tutti gli immigrati clandestini provenienti dalla Colombia rimpatriati dagli Stati Uniti, anche a bordo di aerei militari statunitensi, senza limitazioni o ritardi”. Il governo colombiano ha dichiarato nella serata di ieri di aver considerato “superato” il diverbio con l’amministrazione Trump: “Abbiamo superato l’impasse con il governo degli Stati Uniti – ha affermato il ministro degli Esteri colombiano Luis Gilberto MurilloContinueremo a ricevere i colombiani che tornano come deportati, garantendo loro condizioni dignitose come cittadini soggetti a diritti”.

Murillo ha aggiunto che l’aereo presidenziale del paese sudamericano è disponibile per agevolare il rientro dei migranti che sarebbero dovuti arrivare ore prima a bordo degli aerei militari statunitensi. In precedenza il Segretario di Stato americano Marco Rubio aveva annunciato che avrebbe autorizzato le restrizioni sui visti per i funzionari del governo colombiano e le loro famiglie “responsabili dell’interferenza nelle operazioni di rimpatrio degli Stati Uniti”. Tali restrizioni si aggiungevano alla decisione del Dipartimento di Stato di sospendere l’elaborazione dei visti presso l’ambasciata americana di Bogotà. Dal 2020 al 2024 la Colombia ha accettato 475 voli di espulsione dagli Stati Uniti.

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