New York accoglie l’Assemblea Generale Onu: le voci della protesta pro-Palestina tra striscioni ed emozioni (VIDEO)

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Manifestazione pro Gaza a New York - Foto di Stefano Scibilia

NEW YORK – In occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la città si trasforma ogni anno in un osservatorio privilegiato dei grandi temi globali: guerre, povertà, crisi climatica. Ma questa volta, fuori dal Palazzo di Vetro, la scena è stata dominata dalle voci dei cittadini e dei manifestanti pro-Palestina, che hanno voluto far sentire il proprio messaggio ai leader mondiali riuniti dentro l’ONU.

La protesta al quartier generale ONU

I manifestanti hanno espresso con forza la loro indignazione e il desiderio di giustizia. Alcuni hanno sottolineato come, nonostante molti Stati abbiano votato a favore del riconoscimento della Palestina, Trump e Netanyahu rappresentano ancora degli ostacoli concreti:“Stati Uniti e Israele devono allinearsi. La gente sta iniziando a capire”, ha dichiarato un manifestante, evidenziando la necessità di un cambiamento concreto nelle politiche internazionali.

Denunciare il genocidio di Gaza

Altri partecipanti hanno ribadito l’importanza di essere presenti ogni giorno davanti all’ONU per denunciare il genocidio in corso. “Penso che New York stia facendo un ottimo lavoro nell’essere qui a dire che non permetteremo che questa situazione vada avanti”, hanno affermato.

Cartelli e numeri che colpiscono

Tra gli striscioni, alcuni manifestanti hanno ricordato i numeri drammatici delle vittime: “Ci sono 600mila persone che sono state uccise e a nessuno importa. Netanyahu dovrebbe essere arrestato. È un criminale e non dovrebbe essere trattato come un politico dai capi di Stato presenti a New York”, insiste un partecipante alla protesta pro Gaza.

Critiche all’ONU

Alcuni manifestanti hanno puntato il dito contro l’ONU: “Noi abbattiamo le barriere e rispondiamo alla sofferenza del mondo. L’ONU crea barriere e non risolve i problemi e le sofferenze dei poveri palestinesi bombardati ogni giorno sotto gli occhi di tutti”.

Riferimenti al passato e alla memoria storica

Non sono mancati richiami alle tragedie recenti: “Milioni di persone sono state uccise in Iraq e sta accadendo lo stesso oggi con la Palestina, siamo qui perché non ci sta bene”, ha dichiarato uno dei manifestanti.

La voce delle donne

Una manifestante presente alla protesta di New York ha espresso la sua vicinanza alle vittime più fragili: “Sono umana e ho a cuore gli altri esseri umani, che hanno diritto alla vita e alla libertà di parola. Oggi sono qui e ho scritto sul mio mantello i nomi dei bambini che sono stati uccisi a Gaza. È da qui che Israele e l’ONU dovrebbero ripartire”, ha spiegato.

Appello all’attenzione internazionale

Infine, i manifestanti hanno ribadito l’urgenza di portare l’attenzione internazionale sulla tragedia: “Abbiamo bisogno che il mondo ci guardi qui a New York in questo momento. È il genocidio più abominevole di questo secolo e siamo qui perché non permetteremo più che questa tragedia venga finanziata”.

Un messaggio che va oltre la politica

Queste testimonianze rivelano la frattura tra i palazzi del potere e la realtà vissuta dalla popolazione civile. Striscioni, mantelli con i nomi dei bambini uccisi e cori di protesta diventano strumenti per richiamare l’attenzione internazionale su un conflitto che richiede interventi concreti e immediati.

La piazza parla, l’ONU ascolta?

La protesta pro-Palestina a New York mostra come la città diventi ogni anno teatro della politica globale, ma anche dello scontro tra opinioni pubbliche e governi. Le dichiarazioni dei manifestanti mettono in evidenza la distanza tra decisioni politiche e sofferenza reale, chiedendo all’ONU e ai leader mondiali di assumersi responsabilità concrete.
In un contesto internazionale sempre più complesso, queste voci dal basso ricordano che la diplomazia non può ignorare chi soffre sotto le bombe, e che la pace e la giustizia richiedono attenzione diretta e immediata, non solo dichiarazioni simboliche.

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