Zelensky scuote l’Assemblea, Meloni rilancia: l’Onu al bivio tra impotenza e conflitti

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NEW YORK – All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il presidente ucraino e la premier italiana hanno messo a nudo la fragilità del sistema multilaterale. Zelensky ha invocato più armi e più fermezza contro la Russia, Meloni ha accusato Mosca, ammonito Israele e contestato i “piani verdi” dell’Europa. Intanto Guterres avverte dei rischi dell’intelligenza artificiale, Netanyahu rilancia il muro contro muro e Trump rivendica di aver “fermato sette guerre”.

Zelensky: la guerra non aspetta, fermate Putin ora

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato a New York con la consapevolezza che il suo Paese è al centro di una sfida esistenziale, ma anche con la preoccupazione crescente che il sostegno internazionale possa indebolirsi. Nel suo discorso ha scelto un tono drammatico: “Fermare Putin oggi è più economico che contenerlo domani”, ha detto, avvertendo che l’aggressione russa non è un problema che riguarda solo i confini orientali dell’Europa, ma un precedente pericoloso che rischia di moltiplicare i focolai di crisi.

Zelensky ha denunciato con forza l’inerzia delle istituzioni internazionali: “Da decenni ai popoli in guerra si offrono solo dichiarazioni e dichiarazioni”. Per lui il diritto internazionale non basta più, se non è accompagnato da strumenti concreti di difesa.

Il presidente ha allargato lo sguardo oltre Kiev, ricordando la vulnerabilità della Moldavia, la situazione irrisolta della Georgia, i drammi in Siria e la questione palestinese. Tutti esempi che, a suo dire, dimostrano come l’Onu sia incapace di frenare le aggressioni.

L’orgoglio dei droni ucraini

Zelensky ha rivendicato con fierezza lo sviluppo tecnologico del suo Paese: “Non abbiamo i missili che i dittatori amano mostrare nelle parate militari, ma abbiamo costruito droni che difendono il nostro diritto alla vita”. Non un dettaglio tecnico, ma un messaggio politico: l’Ucraina non si presenta più solo come vittima, ma come fornitore di sicurezza per l’Occidente, offrendo le proprie innovazioni militari testate sul campo come contributo strategico alla stabilità globale.

Meloni: la Russia calpesta il diritto, Israele oltrepassa i limiti

Se Zelensky ha acceso i riflettori sulla vulnerabilità del diritto internazionale, Giorgia Meloni li ha puntati sull’incapacità dell’Onu di garantire un ordine mondiale credibile.

Mosca come minaccia globale

Una ferita profonda al diritto internazionale”: così la premier ha definito l’invasione russa dell’Ucraina. Secondo Meloni, la Russia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, ha violato l’articolo 2 dello Statuto Onu annettendo territori sovrani e continua a ignorare ogni richiesta di tregua. “Questa ferita – ha spiegato – ha effetti destabilizzanti molto oltre i confini del conflitto”.

La trappola di Gaza

Dopo aver condannato gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, Meloni ha rivolto accuse precise a Israele: “Ha superato il limite della proporzionalità”, trasformando la sua reazione in una strage di civili innocenti. Ha annunciato che l’Italia voterà a favore di alcune sanzioni europee contro Tel Aviv, una posizione che segna un cambio di passo significativo.

La premier ha ribadito che Israele non ha il diritto di impedire la nascita di uno Stato palestinese, ma ha posto due condizioni imprescindibili: il rilascio degli ostaggi e l’esclusione di Hamas da ruoli istituzionali. “Uscire dalla trappola di questa guerra – ha detto – è un dovere per la democrazia israeliana e per il futuro del Medio Oriente”.

Migranti ed ecologia: le altre sfide

Meloni non si è limitata ai conflitti. Ha attaccato le “anacronistiche convenzioni internazionali su migrazione e asilo”, accusando magistrature politicizzate di usarle per piegare il diritto a interpretazioni ideologiche.

Sul fronte ambientale, ha usato parole durissime contro i “piani verdi” europei, accusati di provocare deindustrializzazione prima ancora che decarbonizzazione. “Nel deserto non c’è nulla di verde”, ha ammonito, avvertendo che l’Europa rischia di perdere competitività e posti di lavoro in nome di un ambientalismo cieco.

Le altre voci dell’Assemblea

All’inizio della settimana di alto livello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sono diversi i commenti che hanno lasciato il segno:

  • António Guterres, segretario generale, ha avvertito che l’intelligenza artificiale, se usata a fini bellici, potrebbe sfuggire a ogni controllo, aprendo scenari devastanti.

  • Ursula von der Leyen ha invitato la Cina a sfruttare la sua influenza per convincere Mosca a tornare al tavolo dei negoziati.

  • I Paesi arabi e musulmani hanno accusato Israele di crimini a Gaza e chiesto un intervento urgente delle Nazioni Unite.

  • Benjamin Netanyahu ha replicato con durezza, respingendo ogni ipotesi di concessione a chi “ha massacrato bambini” e ribadendo la linea del muro contro muro.

  • Donald Trump ha rivendicato di aver “chiuso sette guerre in sette mesi” durante la sua presidenza, accusando l’Onu di essersi rivelata irrilevante. Il suo endorsement a Zelensky, sorprendente per alcuni osservatori, ha comunque dato ossigeno politico a Kiev.

Tra droni e diritto internazionale

Nei loro rispettivi interventi, Zelensky e Meloni hanno diagnosticato lo stesso male: l’Onu non riesce più a garantire la pace.

  • L’ucraino ha mostrato un mondo in cui la forza militare è l’unica garanzia di sopravvivenza.

  • L’italiana ha denunciato un multilateralismo che, paralizzato dai veti e dalle divisioni, non protegge più né i deboli né il diritto internazionale.

Entrambi convergono su un punto: l’architettura nata nel 1945 non regge più. La “terza guerra mondiale a pezzi” evocata da Papa Francesco sembra ormai la cornice più realistica del nostro tempo. L’ottantesima Assemblea Generale ha restituito l’immagine di un’arena logorata, più utile a scambi di accuse che a soluzioni condivise. E la domanda finale resta sospesa: può il diritto internazionale sopravvivere nell’era dei droni, delle guerre permanenti e delle istituzioni paralizzate?

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